di MAURIZIO GALLO UNO SPETTRO si aggira tra gli esponenti della sinistra italiana.
Per qualcuno è un insulto, un «bau bau» che echeggia ancora nell'immaginario collettivo a distanza di sessant'anni dall'applicazione concreta e dal declino storico di quella formula. È il fascismo. Che ha come riferimento opposto e speculare l'antifascismo, militante fino agli anni '70, dietrologico e più squisitamenbte «politico» oggi. Chi tenta di contraddire lo stereotipo, di sfidare il tabù, di superare il comprensibile giudizio negativo della Storia e degli italiani tutti sulla ventennale dittatura delle camicie nere, riconoscendo che nel XXI secolo i cosiddetti «eredi» degli squadristi mussoliniani sono cambiati e perfettamente integrati nel sistema democratico-parlamentare viene attaccato senza pietà, senza rispetto. È il caso di Fausto Bertinotti, uno che cerca di ragionare con la sua testa pur mantenendosi coerente con le sue idee «rivoluzionarie». Il presidente della Camera ha accettato l'invito di Azione Giovani di partecipare alla festa del 16 agosto e diventare così protagonista di un dibattito con il presidente di An Gianfranco Fini, leader di quel partito che rappresenta per i comunisti il «nemico storico» da combattere. Mentre i ragazzi di destra hanno accolto con interesse e spirito positivo l'iniziativa, dimostrando così di essere aperti al dialogo (che è la base della crescita e del rispetto democratici), quelli di sinistra no. Già mercoledì il solito, inutile polverone della polemica si era sollevato fra il Comunista italiano Marco Rizzo e la presidente di Azione Giovani e vicepresidente della Camera Giorgia Meloni, che aveva accusato il primo di alimentare l'odio «per strappare qualche voto a Rifondazione», definendo la sua uscita «vergognosa e irresponsabile». Non sappiamo se questo era l'obiettivo di Rizzo. Di certo ieri l'europarlamentare del Pdci ne ha pensata un'altra. Per «oscurare» almeno parzialmente «l'orrido evento» del 16, Rizzo propone una giornata europea al motto di «Ora e sempre Resistenza, l'attualità dell'Antifascismo». E lui stesso, dopo aver puntualizzato che la giornata «sarà occasione per discutere di xenofobia, di razzismo e dei neofascismi in Italia e in Europa», aggiunge di averla organizzata proprio «lo stesso giorno in cui il presidente del partito della Sinistra Europea Bertinotti, per la prima volta, si recherà alla Festa dei giovani di An per incontrare Fini». Un atteggiamento che (purtroppo) trova conforto e sponda nella reazione dei giovani dei Ds alla polemica Rizzo-Meloni: «Di vergognoso c'è, l'attacco dell'onorevole Meloni nei confronti dell'onorevole Marco Rizzo. Non si tratta di strappare qualche voto al Prc ma si tratta di strappare con la storia del movimento comunista in Italia - fanno sapere alla Fgci - Non parteciperemo mai ad iniziative congiunte con gli eredi dei fucilatori di Marzabotto e delle Fosse Ardeatine. Non ci può essere ruolo istituzionale che possa cambiare cent'anni di storia. Questa iniziativa si tiene a Roma, una città che ancora oggi subisce caroselli e attacchi squadristici neofascisti. Non è roba di cinquant'anni fa, ma è vita quotidiana». E va bene che sono giovani. Ma dove vivono i giovani comunisti dei Diesse? In quale città, in quale epoca? Quando la Capitale è stata teatro di questi «attacchi squadristici»? Quante le vittime? Non ce ne risultano. O meglio, vittime ce ne sono sempre. In questo caso si chiamano tolleranza, democrazia, libertà di dialogo. E questa volta i «cattivi» non sono quelli vestiti di nero.