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Le ragioni del Billionaire contro quelle sarde Calà: «Il turismo avvantaggia gli isolani»

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Le fila di chi difende quelle del primo si ingrossano di artisti, cantanti, viveur. Per il secondo ci sono imprenditori, residenti, isolani. Ma c'è anche chi come Calà è a favore dell'«amico e del collaboratore» Briatore, quella fetta di costa si sente bene o male di demonizzarla. Con una canzone, con un film, con un tour. Insomma: «Se fanno pagare anche il maestrale in Costa Smeralda siamo rovinati», per raccontarla come la racconterebbe Jerry Calà - ieri a Porto Rotondo per una tappa del suo tour - la zona a nord di Cagliari sarebbe l'eldorado del divertimento per chi ci arriva, l'eldorado del benessere per chi ci lavora. Proprio così, perché locali come il Billionaire di Briatore («che altro non è che il Pascià per Ibiza») sarebbero un'occasione d'oro anche per chi ci lavora. Per i sardi e quindi per l'isola intera. Per dirla come la direbbe Calà: «La Costa non è un obbligo e non va contro nessuno. Se ci vuoi andare ci vai ma non è uguale a dire che la Costa Smeralda è il posto più bello della Sardegna. Non si vuole spendere in maniera eccessiva? Allora - ha continuato - basta andare venti chilometri più in là». Ma le argomentazioni non accontentano Soru e vanno a cozzare con l'idea che sottende la «tassa sul lusso». Secondo l'idea del governatore, infatti, dalla Costa Smeralda ai sardi arriverebbero solamente le briciole. In ballo ci sono le ragioni della Costa Smeralda e quelle della Sardegna. Portavoce dell'una e dell'altra si sono fatti da una parte Briatore, il «principe» del Billionaire e dall'altra Soru. L'istituzione, il presidente della Regione, il creatore del colosso Tiscali. La pietra dello scandalo, quella «tassa sulla ricchezza» (in realtà «Legge regionale n. 4 del 2006») porta in calce la sua firma. In soldoni si va a colpire il surplus: di barche, di metri quadrati, di muri e automobili costose. E il primo, Briatore, non molla. Sebbene sia reduce da una malattia che lo ha inchiodato per giorni e giorni nelle corsie della Quisisana, sebbene in questo periodo avrebbe bisogno piuttosto di serenità, che di titoli altisonanti come apertura dei quotidiani ma, nonostante tutto, è sceso in campo trascinandosi personaggi, personalità, cantanti, cantantesse e fogli di giornale interi. Insomma bisogna giocarsi il tutto per tutto per difendere lo spirito del Billionaire, quel locale fotografato dai turisti, indicato sulle guide come uno dei più «in» dell'intera Penisola, additato come «quello frequentato da chi scende a piedi nudi dalle barche di Porto Cervo». Con un'architettura che strizza l'occhio a Gaudì e che allo stesso tempo - in fatto di movida notturna - racchiude i termini chiave degli ultimi venti anni: musica alta e piste da ballo. In poche parole il paradigma del divertimento in Costa. Una parola da sillabare: insomma locali come quello, «all'intera isola, portano due milioni di euro per una stagione». Ma racchiusa in un solo mese, quello di agosto. Sono locali esclusivi, alla moda, di tendenza, di quelli «che si entra solamente se si è iscritti in una lista» - per di più blindata - con tanti euro in tasca, quelli delle scollature profonde e delle minigonne striminzite. Dei ballerini e delle cubiste, di champagne, ostriche, collane di perle. Insomma, le ragioni di Briatore sono un po' l'emblema della Costa Smeralda e della Sardegna di Porto Cervo, di quella fetta che tanti scrupoli poi non se ne fa, per comprare su quotidiani e quotidiani italiani un'intera pagina di pubblicità e schiaffarci sopra uno slogan che suona un po' come «solidarietà a Briatore» e che qualcuno, come il senatore Bulgarelli, ha guardato stizzito. Con un inciso: la Costa Smeralda tutta, senza esclusione di colpi (Certosa compresa, visto che il Cavaliere la sua solidarietà l'ha pure espressa). Dall'altro lato c'è il governatore della Sardegna che, quest'isola, la difende. Le differenze Briatore-Soru iniziano dalle vocali che compongono il nome, controfirma dell'origine dei due: del Saluzzese il primo, tutt

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