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di GIANCARLO CALZOLARI Un autentico tornado si è abbattuto sul Ministro della salute Livia Turco, dopo ...

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Non solo le contestazioni ma anche risposte polemiche, interrogazioni parlamentari, ricorsi al Tar ed al consiglio di Stato, dichiarazioni pubbliche e silenzi significativi. Sul caso di Francesco Cognetti direttore scientifico dell'Istituto dei tumori sostituito con l'epidemiologa Paola Muti, una ricercatrice non medico, con un ricco curriculum di ricerche, maturato negli Stati Uniti, si è detto quasi tutto. È indicativo, in ogni caso che, anche Marco Rizzo, del Pdci abbia affermato «è una follia privarsi di un nome così». Il ministro Antonio Di Pietro ha dichiarato «si tratta di uno dei personaggi più noti a livello internazionale nella lotta al cancro». Come se non bastasse il premio Nobel Rita Levi Montalcini, anche lei, ha preso la difesa dell'oncologo in maniera appassionata. Il sindaco di Roma Veltroni ha espresso la sua amicizia a Cognetti, mentre il presidente della Regione Marrazzo ha sottolineato la figura della nuova direttrice, la prima donna a dirigere un istituto scientifico di quel rilievo. Il portavoce di An, Andrea Ronchi, ha incontrato il professor Francesco Cognetti, al quale ha espresso la solidarietà del presidente Gianfranco Fini e di tutta An. Ronchi inoltre gli ha consegnato centinaia di lettere arrivate in via della Scrofa che esprimevano la protesta dei cittadini per la decisione del ministro della Salute, Livia Turco, di revocare al professore l'incarico di direttore scientifico dell'istituto Regina Elena di Roma. «La scandalosa rimozione dell'illustre oncologo, criticata anche e soprattutto da esponenti del centrosinistra - ha detto Ronchi - dimostra che il ministro Turco non ha a cuore la salute degli italiani, ma pensa solo logiche di lottizzazione. Il portavoce di An ha chiesto ufficialmente ed in forma dura e perentoria al presidente del Consiglio Romano Prodi, di far «dimettere il ministro del suo governo che con queste ed altre scelte fatte nelle ultime ore - ha concluso - si dimostra irresponsabile a danno dei cittadini più bisognosi». Secondo alcuni esperti quanto è accaduto, oltre che a interessare in maniera trasversale tutti gli schieramenti politici è la conclusione di una «guerra per bande sotterranea» che da tempo divide gli oncologi romani. È, infine, necessario ricordare che l'Istituto dei tumori Regina Elena, cinque anni fa, era a livelli assai bassi nella considerazione internazionale. L'intervento deciso del professor Cognetti ha impresso una svolta nella ricerca scientifica dell'istituto, aumentando in maniera esponenziale il numero delle pubblicazioni e dei risultati scientifici. All'ultimo congresso americano del cancro l'Asco, una specie di tempio della ricerca scientifica mondiale ad esempio, hanno destato sensazione le proposte che le indagini svolte dal Istituto Regina Elena nel campo dei tumori al rene. Nuove acquisizioni sono state raggiunte anche nel settore dei tumori del seno. Soprattutto però è l'elemento più importante è costituito dal fatto che il livello della qualità delle prestazioni al Regina Elena ha raggiunto risultati addirittura sorprendenti se si considera il livello di partenza. Il ministro della salute Livia Turco ha, tuttavia tenuto duro dichiarando di aver avuto con il professor Cognetti contatti finalizzati a valorizzarne la professionalità nella prosecuzione della sua funzione di primario oncologo al Regina Elena dove - ha sottolineato «sono certa continuerà ad essere apprezzato dai suoi pazienti». C'è infine da augurarsi che l'avvio impresso dall'opera del professor Cognetti nell'attività scientifica dell'Istituto dei tumori possa continuare con lo stesso slancio. Da rilevare, infine, che i nostri oncologi attualmente sono ai primi posti del mondo come volume delle ricerche e soprattutto come qualità. La parola adesso è al consiglio di Stato dove Cognetti ha presentato un ricorso, dopo aver perso quello al Tar. Il professor Cognetti da noi raggiunto telefonicamente ha confermato: «Per me la decisione è certamente poli

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