«Adesso l'Udc dimostri le sue intenzioni in Aula»
Il «prodiano doc» Franco Monaco non chiude la porta in faccia alla proposta lanciata da Pier Ferdinando Casini, ma fissa alcuni paletti senza i quali, secondo il deputato dell'Ulivo, quello dell'ex presidente della Camera rischia di essere poco più che una chiacchiera. Onorevole, nell'Unione sembrano quasi esserci due anime: una che applaude entusiasta l'offerta di Casini; l'altra, con Prodi in testa, che invece sembra rifiutarla. È così? «Io credo che noi abbiamo anzitutto un vincolo che è il voto espresso dai cittadini. Con quel voto gli italiani hanno scelto un programma, una coalizione e un premier, Romano Prodi». Casini, però, non sembra rifiutare questo? «Io vedo due novità principali nelle parole di Casini. La prima è la sconfessione pubblica del carattere sterilmente ostruzionistico, come lui stesso lo definisce, dell'opposizione condotta sin qui dal centrodestra». L'altra? «Il fatto che Casini corregga se stesso su due punti: la legge elettorale che lui ha in qualche misura imposto agli avversari e agli alleati, e i comportamenti che l'Udc ha fin qui tenuto su alcuni provvedimenti del governo». Ad esempio? «Ad esempio sulle liberalizzazioni dove era lecito attendersi un'apertura da una forza, come l'Udc, che si spaccia per liberale e modernizzatrice». Sì, ma adesso, recitato il mea culpa, Casini vi tende la mano. «Credo che la novità più interessante dell'intervista di Casini sia la profonda distanza che lo divide dai suoi partner e dalla strategia messa in campo fino ad ora dalla Cdl. Un banco di prova per lui e l'Udc potrà sicuramente essere il dibattito sull'immigrazione che, per sua natura, incoraggia convergenze parlamentari». Insomma, anche voi siete disponibili al dialogo? «Fermo restando che non potranno esserci cambi di maggioranza né sostituzioni di pezzi dell'attuale maggioranza con altri, ad esempio l'Udc, io penso che potrà esserci, in Parlamento, una convergenza trasparente su alcuni temi di interesse nazionale». L'ala radicale dell'Unione, però, non la pensa così e bolla l'idea di Casini come una «polpetta avvelenata». «È normale. Manifestano così la preoccupazione che questa possa essere la premessa per sostituire pezzi della maggioranza. Per quanto mi riguarda, e anche Prodi la pensa sicuramente così, il problema non esiste. Eventuali convergenze parlamentari, occasionali, ancorché significative, non intaccheranno in nessun modo l'unità e la coesione della nostra coalizione». Crede che se non ci fossero in campo Prodi e Berlusconi, il dialogo tra i Poli sarebbe più semplice? «Non credo. Personalmente riconosco a Prodi, e anche a Berlusconi, il merito di aver concorso alla stabilizzazione del bipolarismo italiano. La sfida oggi non è tornare indietro, ma consolidare ancora di più il bipolarismo. Eventuali disarticolazioni non gioverebbero al dialogo, ma favorirebbero inciuci, pasticci e confusione delle responsabilità».