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FRANCO Marini fa sentire la sua voce, con un nuovo appello ai poli affinché seppelliscano l'ascia di ...

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Dialogo, confronto e duqnue collaborazione. Marini non vuole l'apertura di una «caccia al voto» per convincere qualche senatore del centrodestra a trasmigrare nell'Unione. Niente linea Bertinotti, quindi. No, la seconda carica dello Stato invita i due schieramenti a prendere atto della situazione e a tenere vivo «un filo di collaborazione nel rispetto dei propri ruoli». «Soprattutto dinanzi ad alcuni problemi di grande interesse nazionale, quando c'è l'interesse degli italiani a vedere funzionare il paese e le istituzioni - osserva Marini - centrodestra e centrosinistra devono dire al paese: poichè questo problema riguarda la vita di tutti gli italiani, facciamo uno sforzo, non scontato, di decidere assieme a livello parlamentare». La seconda carica dello Stato avverte anche: «In Senato c'è una situazione difficile, però non si può governare a colpi di voti di fiducia. I momenti di libero dibattito parlamentare dovrebbero essere la prevalenza. Credo che questa sarà la strada che dopo la pausa estiva dovremo intraprendere. Il presidente del consiglio, Romano Prodi, quando afferma che ricorrere al voto di fiducia è stato una necessità, se ne rende perfettamente conto». Posizione affine a quella di Francesco Rutelli, che vuole «civilizzare il rapporto con il centrodestra» (e per questo ha invitato Berlusconi alla festa della Margherita a Caorle), piuttosto che con quella di Fausto Bertinotti, favorevole a un allargamento della maggioranza a quelle forze dello «schieramento borghese» che vogliono sostenerne il programma del governo. L'apertura di Marini trova orecchie attente nel centrodestra. Dentro Forza Italia Gaetano Pecorella, ascoltato consigliere di Berlusconi, mostra interesse e lancia una controproposta che riguarda la politica della giustizia: «Se la proposta è sincera, il presidente Marini deve fare tutto il possibile perchè la riforma Castelli dell'ordinamento giudiziario non sia semplicemente congelata ma assieme si individuino i punti che richiedono dei miglioramenti. Solo così alle parole conseguono comportamenti politici». Disponibile ad avviare il dialogo, ovviamente, l'Udc. Lorenzo Cesa, segretario del partito, se la prende con gli alleati che hanno criticato le aperture sue e di Casini: «Gli alleati della Cdl non possono avere riserve sulla nostra linea, che è coerente con quella tenuta in campagna elettorale». Una linea tanto più attuale, sottolinea Cesa, visto le posizioni di che gente come Marini e Rutelli. Sempre tra i centristi, Michele Vietti dà la disponibilità a discutere insieme all'Unione le nuove regole sulla cittadinanza per gli immigrati approvate dal Consiglio dei ministri. Posizione simile a quella dell'esponente di An Adolfo Urso, che pone però la condizione del mantenimento della legge Bossi-Fini. Contraria al dialogo, invece, la Lega: «Da questo momento - sostiene Roberto Calderoli - ogni provvedimento dovrà essere quello buono per far cadere il governo, qualunque esso sia. Questo governo va fermato anche prima della Finanziaria, costi quel che costi». Sulla linea dello scontro anche Maurizio Gasparri: «Con chi e su che dovremmo dialogare? Li dobbiamo solo mandare a casa facendo del Parlamento il baratro nel quale farli sprofondare anche sulla spinta di una mobilitazione di piazza». Nell'Unione, il coordinatore della segreteria Ds Maurizio Migliavacca rimanda tutto alla Finanziaria: «Sarà quello il banco di prova dei rapporti tra maggioranza e opposizione, più che le varie feste dei partiti». Il leader dei Verdi Pecoraro Scanio sostiene che «con una coalizione più unità sarà più facile un rafforzamento dell'alleanza», mentre Roberto Villetti, capogruppo della Rosa nel pugno, invita a seguire l'esortazione di Marini: la maggioranza, sostiene «non può continuare a governare a colpi di fiducia e di decreti e con un muro contro muro tra gli opposti schieramenti».

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