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Mastella mette tutti d'accordo. «No» alla diffusione di indagini archiviate

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Ciò che fino a ieri sembrava impossibile, ovvero un punto di incontro tra la sinistra moderata e quella estrema, è diventato realtà. Tutti i ministri, senza alcuna esclusione, hanno apposto la propria firma sotto il disegno di legge sulle intercettazioni. Partito dal ministro della Giustizia Mastella, è stato approvato ieri in Consiglio. In più, ha la caratteristica di piacere a «tutti», almeno in territorio politico. Anche al centrodestra, che ne ha approvato la correttezza. Innanzitutto, un disegno di legge non suona come un Decreto e, quindi, come una sorta di «imposizione dall'alto»; secondo poi, può essere ancora discusso e modificato nel passaggio alla Camera. Due le novità più consistenti del disegno di legge di Mastella: l'«apporto calorico» dei ministri - per dirla come l'ha raccontata il guardasigilli - ha prodotto una serie di modifiche rispetto al testo presentato nella scorsa riunione a palazzo Chigi. Un disegno che piace a molti ma che lascia insoddisfatti giornali e giornalisti. Infatti, non potranno più essere diffuse e pubblicate le intercettazioni che riguardano indagini archiviate. Secondo poi, il disegno prevede che siano distrutte le registrazioni e i verbali «relativi alle intercettazioni dopo il passaggio in giudicato della sentenza, ovvero dopo cinque anni dall'archiviazione». L'ennesima novità - non da ultimo - riguarda anche la modalità di proroga delle intercettazioni, con l'eccezione di quelle in materia per mafia e terrorismo. «Viene limitata - si legge nel testo - la possibilità di prorogare le intercettazioni oltre i tre mesi. Viene di fatto vietato di trascrivere le parti di conversazioni non utili ai fini del processo e della prova» e «viene disposto, secondo poi, che dalle trascrizioni siano eliminati i nomi o i riferimenti identificativi dei terzi estranei». I giornalisti, al contrario, verranno "controllati" direttamente dal garante della privacy. Allo stesso tempo verranno estesi i divieti di pubblicazione con l'intento di salvaguardare, allo stesso tempo, il «diritto di cronaca». «Viene modificato il codice della privacy, prevedendosi una sanzione pecuniaria che va da 30 mila a 18 mila euro, o nei casi più gravi fino a 60 mila». «Prendiamo atto del fatto che il Consiglio dei Ministri ha approvato il testo del disegno di legge sulle intercettazioni, rinviando al Parlamento il delicato tema delle sanzioni per i giornalisti che diffondano i testi dei verbali - ha scritto in una nota il segretario generale della federazione nazionale della stampa italiana (Fnsi) Paolo Serventi Longhi - Ci saremmo augurati in ogni caso una consultazione vera delle organizzazioni rappresentative dei giornalisti. Invece soltanto ieri abbiamo potuto avere un contatto telefonico - peraltro informale - almeno con il ministro della Giustizia. Esprimeremo, pertanto, una valutazione compiuta del disegno di legge solamente quando ne conosceremo il testo integrale», ha concluso il segretario generale Fnsi. A far da contraltare il centrodestra, che come correzione o meglio, come specifica al disegno di legge del governo Prodi, ha già presentato le proprie misure, da adottare per l'approvazione del testo: «Talune misure - ha detto il presidente dei senatori di Alleanza Nazionale Altero Matteoli - mi sembrano andare nella giusta direzione, nel senso che la divulgazione delle intercettazioni potrà essere consentita solo a indagini concluse». Ciò che sta animando il dibattito, infatti, è il punto del disegno di legge che interviene direttamente sugli articoli del codice penale per la diffusione di notizie riservate e, soprattutto, sulle pene conseguenti. In particolare, quella che «sanziona con la reclusione da uno a tre anni la condotta di chiunque prenda illecitamente conoscenza diretta di atti delle indagini preliminari coperte da segreto». Un nodo che, secondo il ministro delle Infrastrutture di Pietro, dovrà essere sciolto alle Camere poiché «è previsto per esempio che il giornalista venga punito anche con il carcere mentre

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