SONO 5.
Per il Guardasigilli non è «statisticamente» rilevante il dato delle persone «riarrestate»: diciotto in due giorni, in base ai calcoli del senatore leghista Piergiorgio Stiffoni. Il ministro è, semmai, proteso alla fase numero due, quella del reinserimento sociale degli ex detenuti. Su questo punto ha infatti tenuto a precisare - rispondendo al question time alla Camera - che il problema non riguarda solo il suo ministero. Anzi la «patata bollente» dei rimessi in libertà, tocca da subito gli enti locali. Comuni in prima fila. Dovranno organizzare corsi di formazione professionale per dare una chance a chi prima era in cella, e sobbarcarsi le immediate emergenze. Mastella promette l'aiuto del governo per finanziare i progetti occupazionali con i soldi della Cassa delle Ammende. Per il momento - ha fatto notare Riccardo De Corato (An) - i sindaci dovranno provvedere limando il bilancio risicato destinato alle altre categorie disagiate. I tagli - replica il Guardasigilli - «li ha fatti il governo precedente». Sui flussi della fuoriuscita dai penitenziari, le previsioni - ad esempio quelle del provveditore regionale delle carceri della Toscana, Massimo De Pascalis - indicano nella metà della prossima settimana, la data entro la quale almeno il 90% dei beneficiari dell'indulto avrà lasciato la cella. La cifra complessiva, invece, potrebbe essere ritoccata al rialzo. Perché l'atto di clemenza - ha detto De Pascalis - viene applicato dagli uffici giudiziari «anche a chi ha subito in primo grado condanne non superiori a tre anni ed è in carcere in attesa dell'appello». Un trend che viene confermato anche dalla Procura generale di Torino che ha in carico 700 detenuti da «indultare»: il numero è, seppur non di molto, superiore a quello che risultava dai primi conteggi dell'ufficio esecuzioni. Dai tre penitenziari di Milano (San Vittore, Bollate e Opera), intanto, sono state completate le scarcerazioni: fuori in 901. Si deve arrivare a 1298, ma serve un altro pò di lavoro delle procure per valutare chi ha più condanne e cumuli di pena. Qui la macchina organizzativa ha funzionato perfettamente, le previsioni si sono dimostrate azzeccate: erano stati preparati 150 posti letto per gli ex detenuti disagiati, e sono state 137 le persone che hanno chiesto accoglienza. Ora che le prigioni hanno smesso di essere sovraffollate, c'è qualcuno che vorrebbe più sgombre le aule di giustizia. E chiede una contestuale amnistia. È il pm romano Paolo Auriemma - segretario dell'Anm di Piazzale Clodio - «per la prima volta dal dopoguerra c'è un indulto senza amnistia, istituto che estingue il reato e che quindi evita processi inutili». E c'è anche qualcuno che di condono di pena non vuole sentir parlare: un torinese di 55 anni, ai domiciliari per reati societari, ha aggredito gli agenti che gli notificavano l'indulto. Vuole rimanere a casa: ha paura che, una volta libero, commetterà altri illeciti.