Il leader di An: «Bene il dibattito sul partito Ci sono intellettuali che hanno pregiudizi»
Poi l'attende una crociera, e naturalmente le immersioni, nel Mediterraneo. A settembre la svolta del suo partito, An. Prima però, l'ex vicepremier e ministro degli Esteri si mostra ottimista (per la Cdl), nega divisioni e si gode che il suo patto per la Finanziaria proposto ieri semini il panico nella maggioranza. Scruta al video le dichiarazioni degli ulivisti e sorride: «La mia proposta è finalizzata a garantire che il Parlamento possa discutere. Balza invece evidente agli occhi il contrasto tra Chiti, che ragionevolmente dice "Vediamo", e l'asse Franceschini-sinistra radicale che dice "Ma quando mai". È l'ulteriore conferma che hanno strategie diverse». E secondo lei sono due o forse tre linee nel centrosinistra «Due, tre, quattro... Enne linee, direi. Nel senso che ci sono i pasdaran che capiscono che più si arroccano - più voti di fiducia e meno confronto - più per loro cresce anche un certo potere di interdizione nella coalizione. E poi ci sono anche gli altri che si rendono conto che, continuando così, c'è poca strada». E la Cdl? «Non dobbiamo avere fretta, aspettiamo che le loro contraddizioni esplodano». Lei propone sulla Finanziaria pochi emendamenti qualificati in cambio di niente voti di fiducia. In concreto, su quali proposte ci si può confrontare? «Le faccio un esempio». Forse è meglio. «Padoa Schioppa dice che bisogna fare una Finanziaria di rigore e di sviluppo. Immagino che il rigore sia nel controllo dei conti, il che significa evitare che cresca la spesa per la sanità e per la previdenza. E contestualmente ci sono dei ministri, che io chiamo "castristi", che hanno una logica esattamente opposta: più spesa pubblica. O una logica socialista: lo Stato deve garantire tutti i servizi». E An quale linea sostiene? O a quale si avvicina di più? «Andiamo al concreto. Se si continua con una politica sull'immigrazione molto diversa rispetto alla nostra. Due casi: ricongiungimenti familiari più larghi e possibilità di rimanere in Italia anche per chi non ha un reddito certo e garantito. La conseguenza qual è? Che la spesa sociale aumenta». Aumenta? «E certo. Soprattutto sui ricongiungimenti familiari, si tratta o di bambini o di anziani. E lo Stato ha il dovere morale di garantire solidarietà: non è che può rifiutare le prestazioni sanitarie. E queste costano. Lo hanno calcolato? Ma voglio citare un altro caso». Quale? «Se passa la linea della sinistra radicale per cui bisogna far salire la spesa sanitaria, la conseguenza qual è? Che dovranno rimettere i ticket. O aumentare le tasse sui redditi più alti». Dove vuole arrivare? «È la solita logica della sinistra che contrasta con quello che abbiamo fatto negli ultimi anni e con quello che c'è da fare oggi». E lei pensa che Padoa Schioppa riuscirà a trovare una mediazione tra le varie anime dell'Unione? «Si tratta di linee antitetiche, è un conflitto insolubile. Voglio sottolineare questo: il ministro dell'Economia non è un politico, ma un tecnico. E sa perfettamente che la politica con un artificio dialettico può far quadrare il cerchio....» Come è stato fatto con l'Afghanistan? «Esatto. La "continuità nella discontinuità". Più artificio dialettico di questo... Ma quadrature del cerchio di questo tipo con gli economisti sono impossibili». Confida in Padoa Schioppa che è un tecnico molto rigoroso. «Un uomo politico cercherebbe un accordo alzando cortine di fumo lessicali. Un tecnico non si presterà a operazioni di maquillage. Su quel punto vedremo se Prodi saprà convincere la sua maggioranza o se, nell'impossibilità di convincerla, la costringerà a votare». Senta, anche l'opposizione ha due o tre linee? «Nel metodo o nel merito?». Forse nel merito. «A mio avviso è il contrario. Al momento ci possono essere come opposizione delle divaricazioni tattiche. Ma strategicamente l'opposizione è impegnata tutta nel mettere in evidenza l'inadeguatezza di Prodi e lavorare perché cada al più presto». Tra Casini, Mastella e Rutelli c'è forse qualcosa di più di un dialogo? «Ma per carità...». E Berl