In aula cori da stadio E Fini prepara la piazza in vista della Finanziaria

Non sembrava di stare nell'aula di Montecitorio ieri pomeriggio durante il discorso di Silvio Berlusconi sulla fiducia al decreto Bersani-Visco, ma in una curva da stadio. Non era ancora finito l'intervento dell'ex presidente del Consiglio che già erano partiti i primi applausi di sostegno da parte di tutta l'opposizione. Berlusconi è rimasto seduto al suo posto, nei banchi di Forza Italia, tra Elio Vito e Sandro Bondi, e tutti gli alleati della Cdl si sono alzati in piedi. Ancora prima di entrare nell'Aula della Camera, Berlusconi, chiaccherando con alcuni giornalisti, aveva detto la sua sul decreto Bersani che, secondo l'ex premier, «controlla la vita dei cittadini e delle imprese in maniera assoluta e totale attraverso l'intreccio con le banche». Poi, nel suo intervento in Aula il presidente di Fi è entrato nel merito del provvedimento osservando che «nel decreto legge c'è vendetta sociale spacciata come liberalizzazione: in realtà vi sono misure per favorire le vostre cooperative, le grandi aziende a svantaggio dei piccoli operatori». Gabelle, insprimenti fiscali, controllo dei contribuenti. Questi, ha osservato l'ex premier, gli elementi introdotti dal decreto: «Chi paga è naturalmente un malfattore costretto a provare la sua innocenza». Lo Stato diventa, secondo l'ex premier una sorta di «Grande inquisitore», «capace di schedare ogni transazione, ogni spesa anche minuta di un cittadino, i suoi stili di vita, i suoi consumi, le sue vacanze, le sue malattie, in sostanza tutto il suo comportamento economico. Si tratta di una schedatura invasiva e totale come mai si è visto sino ad ora in una democrazia liberale». Berlusconi ha concluso lanciando un augurio e cioè «che il filo di un dialogo sulle esigenze e sulle urgenze di questo Paese possa essere ripreso. Gli appelli del Capo dello Stato e quelli del mondo produttivo vanno in questa direzione ma purtroppo non sembrano queste le logiche che valgono nella maggioranza». Ad applaudire l'intervento di Berlusconi anche i leader di An e Udc Gianfranco Fini e Pier Ferdinando Casini. Ma mentre Casini rimane seduto al suo banco, Fini lascia il proprio posto e va a congratularsi con Berlusconi con una lunga stretta di mano. Ed è proprio questo gesto che ravviva gli applausi e da il via a cori, quasi da mondiali "Silvio, Silvio" e "Po, po, po…". Gli applausi sono andati avanti per diversi minuti mentre dai banchi dell'Unione c'erano brusii e proteste verso il presidente della Camera, Fausto Bertinotti perché fermasse i battimani e desse la parola, così, al capogruppo dell'Ulivo Dario Franceschini. Il presidente della Camera ha lasciato correre, fino a quando ha provato a prendere la parola. E, alla reazione della Cdl ("Zitto, smettila"), il presidente della Camera ha reagito: «Loro possono applaudire ma non impedire al presidente di parlare». Grandi applausi anche per l'intervento di Gianfranco Fini il quale ha aperto il suo discorso con un secco «no alla fiducia sulla Finanziaria», altrimenti ha detto «vi assumete una grande responsabilità perché lo scontro si trasferisce nelle piazze». Il presidente di An ha proposto quindi un patto al governo, accolto dagli applausi dei colleghi di partito: nessuna blindatura del voto sulla finanziaria del 2007 e da parte di Alleanza Nazionale la promessa «di pochi emendamenti qualificati. Ci auguriamo, ha affermato, che nessuno nella maggioranza sia così ingenuo da pensare che in queste condizioni qualcuno dell'opposizione possa dare man forte a una maggioranza che oggi c'è e domani non si sa se ci sarà. In attesa che la stagione del governo Prodi si consumi, e non crediamo che sia un'attesa troppo lunga, ha aggiunto Fini, è evidente che ci comporteremo così come ritienamo giusto senza dare stampelle, senza fare sconti, ma allo stesso tempo senza commettere l'errore di votare no a prescindere dal contenuto dei provvedimenti».