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«Giustizia a rischio paralisi Servono più risorse»

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In sostanza, sono calate le risorse necessarie a coprire i consumi di acqua, gas, luce, telefono, spese postali, di ufficio e risorse informatiche, «indispensabili al funzionamento degli uffici»: si è passati dai 343 milioni di euro del 2002 ai 167 milioni di euro di quest'anno. Con il risultato che il debito del ministero di via Arenula è arrivato a 250 milioni di euro. Mastella ha descritto una situazione drammatica, con i magistrati costretti in molti casi a pagarsi la benzina delle auto di servizio e le udienze dei processi ridotte per mancanza di personale. E ha quindi chiesto che di questa situazione si faccia carico il Governo. Il ministro ha raccontato di aver già avuto una colazione di lavoro con il collega dell'Economia Padoa Schioppa: «Ho spiegato la situazione; se perdessimo quest'anno ulteriormente risorse, per noi sarebbe un disastro». Il Guardasigilli ha aggiunto di non poter far altro, «visto che abbiamo già praticato tutte le economie immaginabili e che ai magistrati e al personale amministrativo non possiamo chiedere di fare miracoli quotidiani», che denunciare il disastro prima che sia avvenuto; «se poi questo disastro accadrà, ognuno si prenderà le sue responsabilità». Ma non finisce qui. Per Mastella, infatti, la situazione «è pesante anche sul versante sicurezza». Per la mancanza di fondi, infatti, «non solo non è possibile provvedere alla gestione e all'acquisto di nuove autovetture necessarie per lo svolgimento dell'attività ordinaria, ma mancano anche le auto blindate che servono as proteggere i magistrati di procure ad alto rischio». E a causa dei debiti contratti sono già stati pignorate a via Arenula somme pari a 14 milioni di euro. Una situazione che fa dire al ministro: «Se si trattasse di un'azienda dovremmo portare i libri in tribunale». Mastella ha quindi rivolto un richiamo alla responsabilità del presidente del Consiglio Prodi e del ministro dell'Economia: «Se si vuole che la giustizia riscaldi i cuori della gente, bisogna intervenire sulle risorse. Tutto quello che potevamo fare sul piano delle nostre economie, lo abbiamo già fatto e non vogliamo farci prendere dalla logica dell'asino di Buridano». Insomma «se si vogliono progetti condivisi sulla giustizia ognuno deve assumersi le sue responsabilita». Il Guardasigilli ha quindi reso noti i dati sul primo giorno di applicazione della legge sull'indulto: in totale sono 2.666 i detenuti per i quali martedì si sono spalancate le porte delle carceri. Il ministro ha ammesso che si tratta di un fenomeno consistente, e «un'onda d'urto» ma non però «tale da creare preoccupazioni che non siano quelle normali in questi casi». «D'altra parte - ha aggiunto - a uscire saranno in tutto in 15mila, ma noi siamo un popolo di 58 milioni di italiani». Il Guardasigilli ha anche detto di ritenere «un fenomeno purtroppo normalissimo» il fatto che alcuni dei detenuti usciti per effetto dello sconto di pena, siano già tornati in carcere: «È sempre avvenuto anche quando non c'era l'indulto». Ma ha comunque rivolto una sollecitazione a quanti stanno uscendo dal carcere a «essere responsabili». Il Guardasigilli ha anche ringraziato quanti a partire «da istituzioni, magistrati, forze di polizia, prefetture, volontariato, si sono mossi per accompagnare questa straordinaria fuoriuscita» e ha chiesto «un aiuto a tutti».

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