Da ieri mattina sono fuori in centinaia

La macchina operativa dello Stato da ieri mattina ha aperto per molti carcerati le porte delle prigioni. Da Napoli a Roma, da Palermo a Brescia, assassini, spacciatori e «ladri di galline» spaesati e confusi, hanno brindato alla riconquistata libertà e al sovraffollamento degli istituti penitenziari. Il primo detenuto a beneficiare della «magnanimità» del Parlamento è stato Anselmo Novello, sessantenne agli arresti domiciliari condannato per omicidio per un delitto commesso nel 1987 in provincia di Catanzaro. Ma le polemiche non si spengono. I Comuni, che vedranno riversarsi i costi dei servizi sociali e del reinserimento degli ex galeotti, si sono fatti più o meno la stessa domanda: e adesso? Domanda che si trasforma in critica accesa in casa Lega Nord e Alleanza nazionale, quei partiti che hanno condannato severamente la clemenza del ministro di Giustizia Mastella e del Capo dello Stato prima che si trasformasse in legge. Ad alzare la voce, proprio dalle fila di An, è Alfredo Mantovano, che si chiede che fine faranno tutti i clandestini «graziati» dallo Stato e se si provvederà o meno ad eseguire il decreto di espulsione come previsto dalla Bossi-Fini. Più provocatorio il leghista Roberto Calderoli che invita addirittura gli italiani a «chiudere bene a chiave la porta di casa». Ma intanto bisogna pensare ad accogliere gli ex galeotti nuovamente nella società. Dopo lo stanziamento di 30 milioni di euro da parte dello Stato annunciato dal sottosegretario alla giustizia Daniela Melchiorre, la città che ha risposto più efficacemente al problema è stata la Capitale. Con il «Piano cittadino per l'indulto» ha messo a loro disposizione un kit di sopravvivenza per le prime 48 «ore d'aria» che comprende buoni pasto, biglietti degli autobus per tornare a casa e una T-shirt. Ma c'è di più, il «Piano» tiene conto anche dell'assistenza, dell'accoglienza e della formazione al lavoro. Sono tuttavia i numeri dei beneficiari dell'indulto a lasciare perplessi enti e cittadini. Secondo i primi dati sono 1500 a Roma, 1100 a Palermo, 250 a Napoli, dove si sta lavorando su circa 2000 casi, 230 in Emilia Romagna e circa 350 tra Trento e Bari. Delle preoccupazioni dei Comuni si erano comunque già fatti carico il presidente dell'Anci Leonardo Domenici e il Guardasigilli che hanno discusso via cavo sulla necessità di supportare gli enti locali. E ci sarebbe solo un modo per farlo: collaborare con le Prefetture per procedere a un monitoraggio costante delle migliaia di ex detenuti attraverso i servizi sociali. Dopo l'omicida calabrese Novello, a Torino, il secondo a uscire in anticipo rispetto alla fine della pena è stato Stefano Fontolan, condannato nel '98 a 14 anni di carcere per concorso in omicidio aggravato e premeditato, porto d'armi e soppressione di cadavere. Ha potuto invece lasciare l'ospedale psichiatrico giudiziario di Castiglion delle Stiviere Romilda Odin, terza beneficiaria dell'indulto per un reato commesso nel Torinese. La donna era stata condannata nei primi anni '90 a 17 anni per l'omicidio del marito, addormentato e ucciso con il sonnifero, chiuso nel frigorifero, sciolto nell'acido e infine sepolto per quel che restava. Sconto record di appena tre giorni per il primo detenuto scarcerato ieri mattina dal carcere di Alessandria: un marocchino di 35 anni che era stato condannato a sette mesi per rissa e resistenza e che senza il provvedimento di clemenza sarebbe stato rimesso in libertà venerdì prossimo. Dal tardo pomeriggio di ieri potrebbero essere eseguite anche le prime scarcerazioni a Napoli. Il provvedimento dovrebbe riguardare alcuni condannati per omicidio che dovevano ancora scontare un massimo di tre anni di reclusione. Il presidente della commissione Giustizia della Camera, il dipietrista Pino Pisicchio, è tornato sulle parole del presidente della Repubblica Napolitano e ha promesso di impegnarsi per cercare di abbreviare i processi: «L'indulto ha risolto il penoso stato d'emergenza in cui da tempo versano le carceri.