di LUIGI FRASCA I DS a Roma, a Regina Coeli.
Il giorno dopo il via libera all'indulto il centrosinistra fa a gara per andare in carcere. Per rimarcare che il provvedimento di clemenza è stato approvato grazie all'impegno della maggioranza. Insomma, per mettere il cappello sul testo che spalanca le porte delle galere a circa dodicimila detenuti e per dire loro, prima che sia tropo tardi, di chi è il merito della loro scarcerazione. Comincia il sottosegretario Luigi Manconi (ex Verdi e oggi Ds) che ha partecipato ieri mattina alla messa domenicale celebrata da Padre Vittorio Trani nella rotonda del carcere romano di Regina Coeli. Con lui, oltre al Provveditore regionale Ettore Ziccone e al direttore dell'Istituto Mauro Mariani, il Capo della sua segreteria, Stefano Anastasia, e il presidente di Antigone, Patrizio Gonnella. «Ho voluto essere questa mattina a Regina Coeli - ha spiega l'esponente di governo - per ringraziare personalmente i detenuti di Regina Coeli e, con loro, i detenuti di tutt'Italia della straordinaria maturità con la quale hanno vissuto prima la lunghissima attesa e poi, con trepidazione e compostezza, la discussione parlamentare sull'indulto». I detenuti, dopo aver dedicato le preghiere del rito alla memoria di Giovanni Paolo II (che proprio nella rotonda di Regina Coeli - in occasione del Giubileo - chiese per la prima volta alle autorità pubbliche un atto di clemenza), al termine della cerimonia hanno intonato il Te Deum di ringraziamento. Visita invece ai detenuti del carcere torinese delle Vallette, sempre ieri mattina, da parte del primo firmatario della legge sull'indulto, onorevole Enrico Buemi, e del suo collega della Rosa nel Pugno, Bruno Mellano. I due deputati si sono intrattenuti con i carcerati per verificarne lo stato d'animo dopo l'approvazione della legge e prendere atto, dal punto di vista quantitativo, delle persone che ne usufruiranno. «Abbiamo ricevuto un grande applauso», è il racconto dell'onorevole Buemi. «Io ho detto loro - continua - che non voglio pentirmi di essere stato presentatore e relatore della legge che ha portato lo Stato a questo atto di clemenza». Una decisione, secondo Buemi, che deriva «dalla consapevolezza che una condanna giusta - dice - viene spesso espiata con pene che vanno oltre la sentenza». Nel carcere delle Vallette sono detenute 1.313 persone. Fra queste, sono circa 400 quelle che usufruiranno per prime della legge sull'indulto. Buemi, che proviene dalle file del Psi e dello Sdi, attacca poi Antonio Di Pietro, il grande avversario dell'indulto: «L'atteggiamento di slealtà del ministro Di Pietro nei confronti degli alleati è inaccettabile». «La fiducia e la lealtà nei confronti degli alleati e degli elettori - aggiunge il deputato - sono elementi imprescindibili. Chiederemo un chiarimento a Di Pietro e penso che all'interno della maggioranza non saremo gli unici a farlo». Il deputato verde Paolo Cento, sottosegretario al ministero dell'Economia, invece sceglie di visitare il carcere romano Nuovo complesso penale di Rebibbia dove, nella biblioteca «Papillon», ha incontrato una delegazione di trenta detenuti per illustrare la legge sull'indulto approvata dal Parlamento. «A Rebibbia - spiega dopo Cento - come in tutte le altre carceri italiane è tornata la speranza grazie all'approvazione definitiva dell'indulto da parte del Parlamento, come testimoniano gli abbracci, le strette di mano, le grida di gioia che mi hanno sommerso questa mattina a Rebibbia». «Anche la polizia penitenziaria - aggiunge - è soddisfatta dell'approvazione della legge. L'emozione che in queste ore stanno vivendo migliaia di detenuti e che ieri a Rebibbia è esplosa in un urlo di gioia nel momento del voto definitivo al Senato, rappresentano il segno concreto che anche per coloro che hanno nella propria vita commesso errori è possibile avere una speranza di reinserimento». Non manca un riferimento ad Antonio Di Pietro, contrario alla legge: «Chi in Parlamento - incalza - come Di Pietro e la Lega hanno tentato di fermare questo atto di speranza hanno ricevuto una sonora