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di GIANNI DI CAPUA SARÀ un caso ma, il giorno dopo la «conversione» di Fausto Bertinotti che, dalle ...

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I primi 100 giorni del governo, infatti, non sono stati certo un bello spettacolo ed è ormai opinione diffusa che l'esecutivo non può continuare a porre voti di fiducia cercando di sopperire così alla mancanza di una maggioranza stabile al Senato. Meglio quindi aprirsi verso l'opposizione e, siccome Fassino e Rutelli sono pur sempre i leader dei principali partiti dell'Unione, difficile procedere ad un qualsiasi allargamento senza il loro consenso. Così, ieri, il segretario della Quercia (in due interviste su L'Unità e La Stampa) e il presidente della Margherita (in un colloquio con Il Messaggero), hanno tracciato la loro ricetta. Il punto di partenza sembra essere lo stesso: la coalizione di governo ha innanzitutto il compito di dimostrare la propria compattezza e la sua totale autonomia. Semmai è l'approdo che è doverso. Infatti, mentre Fassino sembra propendere per «l'acquisto» qua e là di parlamentari dell'opposizione, Rutelli rilancia la «linea Castagnetti» (dialogo con la Cdl su alcuni temi di interesse nazionale). Per il segretario Ds, infatti, l'unico allargamento possibile è quello che vede «singoli parlamentari dell'opposizione, o un gruppo, o addirittura più gruppi» unirsi alla maggioranza. In questo modo, infatti, non si «contraddice la volontà degli elettori» perché «il nucleo politico rimane quello». Diverso è se «interi pezzi della maggioranza che ha vinto le elezioni», vengono sostituiti con «pezzi di opposizione». A quel punto, Fassino ne è certo, sarebbe «meglio tornare a votare». Diversa, invece, la posizione del vicepremier Rutelli e, anche se tutti si affrettano a spiegare che si tratta solo di differenti sfumature che non influiscono sul contenuto, la distanza tra le due posizioni sembra essere abissale. Per il ministro dei Beni Culturali infatti, se allargamento ci sarà, questo dovrà avvenire attraverso il dialogo con la Cdl. Per Rutelli è ora di uscire dal «bipolarismo che demonizza chi perde». «Siamo disponibili - è la sua apertura - al confronto e a recepire stimoli e suggerimenti che può darci tutta l'opposizione». E i temi di questo confronto sono già sul tavolo: la politica estera, quella istituzionale, le grandi infrastrutture, la ricerca. A dimostrare una certa divergenza tra le proposte lanciate da Fassino e Rutelli, anche i tempi di realizzazione di questo percorso comune. Per il segretario Ds, infatti, «l'assorbimento» di pezzi della Cdl potrà avvenire solo dopo l'approvazione della Finanziaria (cioè a partire dal 2007). Immediata, invece, l'applicazione del «metodo Castagnetti/Rutelli». Magari già a partire dal prossimo settembre quando a Caorle, per la festa della Margherita, si presenterà Silvio Berlusconi e, Rutelli se lo augura, anche Fini e Casini. Il più solerte a raccogliere la palla è proprio l'ex presidente della Camera che, però, dopo le polemiche delle scorse settimane, non vuole certo rubare la scena al Cavaliera. Per questo si limita ad osservare che «Rutelli ha fatto benissimo a invitare Berlusconi alla Festa della Margherita». Aggiungendo poi un elogio del «metodo Castagnetti» e del confronto tra i Poli su temi di interesse nazionale. «Come si è visto con l'indulto - continua il leader dell'Udc -, il bipolarismo non è uno scontro tra cannibali, ma il confronto civile tra due idee diverse sul futuro del nostro Paese». Insomma, il metodo del dialogo e del confronto rilanciato nelle scorse settimane anche dal Capo dello Stato Napolitano e dal presidente del Senato Marini, comincia a far breccia all'interno dei Poli. E ora tutti attendono al varco Romano Prodi chissà se anche lui, dopo Bertinotti, abbandonerà la strada della maggioranza autosufficiente per aprirsi verso l'opposizione.

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