Ex capo della Procura di Milano
D'Ambrosio: «Chi ha votato sì non si rende conto delle conseguenze»
Forse i più sconfitti di tutti sono quelli che hanno votato sì, anche se a loro l'indulto proprio non andava giù. Insomma hanno dato la loro adesione solo per disciplina di partito. Come esempio è accaduto ai senatori de l'Ulivo Marina Magistrelli, Simonetta Rubinato e Giorgio Tonini: «Volevamo emendare quel testo per migliorarlo - hanno affermato - riconoscendo e ritenendo che l'Ulivo potrà esistere solo se al suo interno sarà accolto e condiviso il criterio fondamentale di prendere le decisioni a maggioranza, ci adeguiamo alla deliberazione presa dall'assemblea del gruppo». Evoca invece catastrofi bibliche il senatore ulivista D'Ambrosio al quale la disciplina di partito certo non basta per condividere l'iniziativa. «La maggioranza che ha approvato questo testo alla Camera - ha tuonato prima della votazione l'ex capo della Procura di Milano - evidentemente non si è resa conto della portata di questo indulto». Secondo D'Ambrosio infatti i condannati con pena residua inferiore ai 3 anni sono circa 61mila. E quelli che lasceranno il carcere, ha sottolineato ancora il parlamentare, «saranno per lo più detenuti che hanno commesso reati gravi». «Davvero non capisco - ha aggiunto - perchè questa maggioranza come primo atto sulla giustizia della legislatura decida di fare l'indulto? Mi sfugge la ragione politica...». D'Ambrosio ha dichiarato di non capire le ragioni dell'indulto forse perchè è entrato in politica da poco. E a questa affermazione si è sollevato un brusio ironico dalle fila dell'opposizione. Per il resto il senatore ha incassato gli applausi da An, Forza Italia, oltre che da alcuni suoi colleghi. Soprattutto quando ha ricordato che non esiste Paese al mondo dove «i processi durano in media otto anni, dove si combattono i fenomeni e non le cause che li determinano, come è successo con la Bossi-Fini; dove le carceri sono nelle stesse condizioni di quelle italiane». D'Ambrosio ha sottolineato il dato del ministero della Giustizia secondo il quale «solo il 20% dei detenuti può godere di acqua calda e solo il 20% di loro lavora». Mentre in Germania «lavora il 100% dei detenuti». «Il problema gravissimo delle condizioni disumane di migliaia di detenuti - ha affermato Leoluca Orlando, portavoce nazionale di Italia dei valori - poteva essere risolto senza questa vergogna legislativa, come ad esempio con la depenalizzazione di tanti reati minori e non con questa grottesca assegnazione di un bonus di impunità».