di GIANNI DI CAPUA TRECENTO milioni per tribunali, carceri e amministratori di giustizia.
Il ministro della Giustizia Mastella, per la prossima settimana, ha organizzato una conferenza per illustrare nel dettaglio la situazione attuale, mentre si trova ancora impegnato nella discussioni che ruotano attorno alla pubblicazione, o meno, delle intercettazioni telefoniche. Le cause? Sono da rintracciare prima di tutto per i tagli effettuati al sistema-giustizia. L'allarme-tribunali è stato lanciato ieri, dall'Unione Generale del Lavoro ed è stato subito raccolto dal Capo Dipartimento Claudio Castelli che, in seguito alla nota, ha incontrato il sindacato nel primo pomeriggio di ieri. I fondi disponibili per il 2006 ammontano a 279,9 milioni di euro - di cui 154,5 mln per l'amministrazione giudiziaria, 103,5 mln per quella penitenziaria, ventidue milioni per la giustizia minorile. Senza contemplare i fondi necessari per le spese di giustizia da «approvare nel corso dell'anno». L'Unione Generale del Lavoro, dal canto suo, promette battaglia indicendo, per il mese di settembre, scioperi a catena e assemblee di amministratori all'interno dei tribunali, per sollevare la questione e, possibilmente, cercare di trovare una soluzione adeguata. L'allarme era già stato lanciato nel mese di giugno, al momento dell'insediamento vero e proprio dell'entourage di Mastella nel ministero di via Arenula. Questi ultimi avevano «fatto rapporto» circa la situazione reale - dati e statistiche alla mano - del quartier generale della Giustizia. Secondo la situazione tratteggiata da quei dati, a essere messo in discussione era il «regolare andamento della gestione dell'esercizio amministrativo» e, su un totale di 239,9 milioni di debiti, 121,6 milioni erano dell'amministrazione giudiziaria, 100 milioni di quella penitenziaria e 18,3 milioni della giustizia minorile nonché «la mancata riqualificazione del personale e la mancata ridistribuzione del Fondo Unico d'Amministrazione». «Il capo dipartimento Castelli - ha commento il segretario nazionale Ugl Ministeri Paola Saraceni - conosceva bene la situazione delle carceri che, fondamentalmente, è una situazione di collasso. A modo suo ha ricambiato questa preoccupazione anche perché, arrivando da Milano - ha continuato la Saraceni - conosceva bene la situazione reale dei tribunali italiani. Le spese della giustizia che provengono dalla periferia sono spese incontrollate perché mettono in moto - partendo da lontano - un meccanismo "lungo", sopratutto dal punto di vista di norme che, in fin dei conti, hanno dei costi molto alti. È per questo che ci siamo ritrovati in una situazione di degrado. Ancora, in questa maniera è stato messo in moto un meccanismo di "giustizia garante" dal punto di vista normativo con spese molto alte. A questo punto, ciò che noi chiediamo è almeno il riconoscimento delle funzioni del personale e il pagamento del FUA (Fondo Unico per l'Amministrazione). Abbiamo consigliato - ha continuato - quanto meno di uilizzare, in mancanza d'altro, quei finanziamenti per dare una mano al personale. Inoltre - ha concluso - le ricadute immediate sono sulla situazione delle carceri visto che più della metà dei detenuti sono in attesa di giudizio e non solo, come se non bastasse più della metà dei detenuti sono in attesa di giudizio e, i processi, sono lentissimi tanto che l'Italia, ogni anno, viene caricata di debiti dal tribunale di Strasburgo, per i ritardi appunto e noi, dal canto nostro, stiamo mantenendo lo stato di agitazione». «I lavoratori non possono pagare per una gestione finanziaria fallimentare - ha commentato Raffaele Pinto, presidente dell'Associazione Informatici Pubblica Amministrazione abbiamo carenze organiche anche del 30% che si riflettono sull'efficienza e interpelli bloccati mentre, per quanto riguarda la riqualificazione alla giustizia, è l'unico ministero dove non è stata effettuata, sebbene i soldi ci siano».