«CON Di Pietro ho avuto un colloquio chiarificatore», a dirlo è stato il premier Prodi, nel parlare con ...
Due giorni fa, intanto, il ministro dei Rapporti con il Parlamento Vannino Chiti aveva avuto due separati colloqui telefonici sia con Di Pietro che con Mastella e, a quanto si apprende, aveva fatto loro presente che, pur nella totale libertà di opinioni sarebbe opportuno che i ministri rispettassero forma e sostanza di rispettosi rapporti istituzionali. Intanto, sono 402 gli emendamenti presentati al disegno di legge sull'indulto in commissione Giustizia di palazzo Madama. Di questi circa trecento da parte dell'Italia dei Valori, gli altri da Lega e An e ben due emendamenti del senatore Gerardo D'Ambrosio (Ulivo). L'esordio al Senato del disegno di legge sull'indulto licenziato appena ieri da Montecitorio, porta con sé due conferme. La prima è che Antonio Di Pietro intende osteggiare con tutte le sue forze il provvedimento bipartisan anche a Palazzo Madama. La seconda che la maggioranza trasversale che ha votato il testo alla Camera ne sta accelerando in maniera notevole i tempi di esame. L'intento è quello di lavorare sin da stamattina per riuscire magari, come ha auspicato il presidente del Senato Marini, ad approvare definitivamente l'atto di clemenza entro oggi. A mettersi di traverso c'è però ancora l'ostruzionismo di Di Pietro. Ieri, infatti l'ex pm ha tuonato contro una norma che lui considera frutto di un inciucio. E anche al Senato ha presentato quasi 400 emendamenti. Nel frattempo ha mantenuto quella promessa che gli aveva attirato addosso tante censure (non ultima quella del presidente della Camera Fausto Bertinotti) di pubblicare su suo sito personale l'elenco dei 460 deputati di maggioranza e opposizione che hanno votato l'indulto a Montecitorio. Accanto all'opposizione senza quartiere di Di Pietro (oggi un sit-in di protesta davanti a Palazzo Madama), ci sono però anche alcune circostanziate obiezioni di merito al ddl che potrebbero riportarlo alla Camera per una terza lettura in pieno agosto. Una è costituita dall'emendamento presentato dal senatore diessino ed ex magistrato Gerardo D'Ambrosio che propone di ridurre da tre a due anni lo sconto di pena. Del resto anche An, pur preannunciando che le sue proposte di correzione non avranno intento ostruzionistico, si chiede con Mantovano (An) se risponda al vero il calcolo secondo cui l'indulto potrebbe far uscire dal carcere circa ventimila detenuti. Sul piano più strettamente politico, va registrato che lo smarcamento eclatante di Di Pietro dal resto della sua coalizione di maggioranza sarebbe stato oggetto oggi di un colloquio fra il ministro delle Infrastutture e il premier Romano Prodi, a margine del consiglio dei ministri. Di Pietro comunque non molla; e anche domani darà battaglia a quella maggioranza bipartisan che ha definito oggi la «Banda Bassotti». Una battuta che ha innescato una rovente polemica nel centrosinistra con Guido Calvi e la Finocchiaro che hanno definito come «irricevibili» le affermazioni dell'ex pm.