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Avvocati, geologi, odontiatri tutti arrabbiatissimi

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«Ci fermeremo solo davanti alla revoca del decreto»

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Notai in prima fila, poi avvocati, farmacisti, geologi, ingegneri, odontoiatri, consulenti del lavoro, periti industriali, agrotecnici, architetti, revisori contabili, tutti insieme a corteo, ieri, nella capitale dal Colosseo a piazza Santi Apostoli. Bersaglio della protesta sempre «loro», il ministro Bersani e il suo decreto sulla liberalizzazione delle professioni. Una manifestazione che si è conclusa con la consegna al presidente della Camera, Fausto Bertinotti e al Quirinale, di due documenti sulla presunta incostituzionalità del decreto stesso. «Non si svende la Giustizia, non uccidete la libertà», «No al supermarket della Giustizia», «Bersani vergogna, ritorna a Bologna», questi alcuni degli striscioni che campeggiavano lungo il corteo. Verso le dieci, ora del raduno, i presenti erano ancora meno di cinquecento. I farmacisti i più numerosi. Gli altri sono arrivati pian piano, nei successivi trenta minuti. Il massimo delle presenze si è concretizzato nell'ora successiva, a piazza Santi Apostoli dove il corteo è stato raggiunto dai commercialisti, impegnati fino a quel momento in un'assemblea generale a piazza di Spagna. «Il metodo utilizzato per disegnare questo decreto, è condannabile - afferma Marina Calderone, presidente dell'associazione nazionale consulenti del lavoro - Sono due legislazioni che chiediamo una riforma delle professioni, ma per farla occorre la concertazione con le parti per capire le peculiarità delle varie professioni. A nostro danno si è data l'immagine di evasori fiscali, proprio noi che facciamo pagare le tasse alla gente». «La decretazione d'urgenza, peraltro sospettata di incostituzionalità e il voto di fiducia non hanno permesso fino ad ora nessun dialogo» dice Pietro De Paola, presidente dei geologi italiani. «La manifestazione è stata la prova generale di quella, molto più grande, che faremo a settembre, se non verranno accolte le nostre richieste - ribadisce Michelina Grillo, presidente dell'organismo unitario dell'avvocatura italiana - Chiediamo l'apertura di un tavolo di confronto». Il corteo ha percorso via dei Fori Imperiali, piazza Venezia nella rovente atmosfera romana e alle 12,30 ha raggiunto piazza Santi Apostoli, accogliendo poco dopo i commercialisti. Il tutto dopo uno scontro, più verbale che fisico, con quattro rappresentanti della Cgil in attesa, coincidenza, nella stessa piazza. «Due milioni di professionisti sono stati calpestati dal Governo - dice Maurizio De Tilla, presidente della Cassa forense e dell'Adepp, l'associazione delle casse previdenziali privatizzate - Hanno ritenuto di andare avanti senza ascoltarci e senza concertazione. Loro convertono il decreto, ma noi ci fermeremo solo alla sua revoca. Faremo valere di fronte alla Corte Costituzionale tutte le illegittimità del decreto». «Questo è solo l'inizio - sottolinea Raffaele Sirica, presidente del Consiglio nazionale degli architetti e del Cup, il comitato di ordini e collegi - Entro ottobre dovremo essere tutti uniti per avere un confronto serio e fattivo». A conclusione della manifestazione De Tilla ha portato al presidente della Camera Bertinotti e al Quirinale i due documenti sulla presunta incostituzionalità del decreto Bersani, redatti dal professore Paolo Ridola, ordinario di diritto costituzionale comparato alla Facoltà di Giurisprudenza de La Sapienza e dal professore Massimo Lucani. Il contrasto con la norma costituzionale verterebbe sulla mancanza dei presupposti d'urgenza che consentono al governo di utilizzare lo strumento del decreto legge, emanabile con valore di legge ordinaria solo con delega delle Camere. In venti pagine si esaminano comunque diversi punti del decreto.

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