Staminali, la Ue salva l'Unione
Il Consiglio Europeo della Competitività ha dato il via libera al VII Programma Quadro per la Ricerca che include, tra gli altri, il finanziamento per progetti di ricerca sulle cellule staminali embrionali. Proprio su questo punto c'era molta attesa per quello che sarebbe stato il comportamento del ministro della Ricerca Fabio Mussi che arrivava a Bruxelles dopo aver ritirato la firma italiana dalla dichiarazione etica che impediva questo tipo di ricerca. Una decisione che aveva scatenato numerose polemiche creando fratture all'interno dei due Poli e tra i cattolici di maggioranza e opposizione. Fratture che si erano acuite in occasione della seduta del Senato del 19 luglio quando la maggioranza, duramente contestata dalla Cdl, aveva approvato una mozione unitaria di indirizzo con la quale impegnava il governo a non sostenere le ricerche che «implicassero la distruzione di embrioni» e, allo stesso tempo, ad aprire alla ricerca «sugli embrioni crioconservati non impiantabili». Una posizione molto simile al compromesso raggiunto ieri a Bruxelles. La Ue, infatti, finanzierà solo le ricerche sulle linee di cellule staminali embrionali già esistenti mentre non consentirà la distruzione di embrioni al fine di produrre cellule staminali. Quanto poi alla possibilità di fissare un termine per l'impiantabilità degli embrioni oltre il quale consentire la ricerca su quelli crioconservati (proposta sostenuta dall'Italia), il dibattito è stato rinviato. Decisivo, per l'approvazione del compromesso, il voto di Italia e Germania, mentre hanno ribadito il proprio no gli altri Paesi che avevano sottoscritto la dichiarazione etica: Polonia, Lituania, Malta, Slovacchia e Austria. Tuttavia, a giudicare dal dibattito che anche ieri ha visto l'un contro l'altro armati cattolici e laici di entrambi gli schieramenti, è ragionevole pensare che la questione non si sia chiusa qui. A far discutere sono sia il compromesso raggiunto dalla Ue, sia la proposta di stabilire un limite di impiantabilità, ma anche le posizioni di alcuni esponenti del governo come Emma Bonino. Proprio il ministro delle Politiche Comunitarie domenica, sulla prima pagina del Corriere della Sera, aveva definito il compromesso raggiunto al Senato come un passo che, anche se con «cautela», andava «nella direzione della libertà di ricerca». Ieri è arrivata puntuale la risposta dei cattolici dell'Unione (tra cui il vicepresidente della Camera Castagnetti e gli ex esponenti di Scienza & Vita Paola Binetti, Luigi Bobba, Emanuela Baio Dossi, Renzo Lusetti e Donato Mosella): «Quella della Bonino è un'interpretazione a dir poco distorta». Gli stessi cattolici, tra l'altro, si dichiarano soddisfatti a metà del compromesso di Bruxelles. «L'Italia - spiegano - ha sostenuto il cosiddetto "emendamento Niebler", ovvero la possibilità di utilizzare linee cellulari staminali già prodotte. Da quello che ci risulta, esso è stato recepito nel testo oggi approvato in modo incompleto, poiché non è stata riportata la data dopo la quale non è possibile produrre ulteriori linee cellulari staminali». Dura, invece, la reazione della Cdl. E se Alfredo Mantovano di An descrive la scelta di Mussi come una «scelta ostile alla vita che riflette la medesima ambiguità della mozione dell'Unione approvata dal Senato». Gli azzurri Sandro Bondi e Francesco Giro parlano di «uno strappo con la legge 40». Il VII Programma Quadro torna adesso in seconda lettura al Parlamento Europeo che dovrà decidere se accettare o meno questa versione più restrittiva. Ma il dibattito non è ancora chiuso.