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La senatrice Gagliardi su «Liberazione»: «Porta a destra il programma dell'Unione»

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Gli esponenti di Rifondazione Comunista si professano pacifisti ma non c'è giorno che non disseminino di mine la strada già abbastanza tormentata del centrosinistra. Ieri Rina Gagliardi, senatrice del partito di Bertinotti ha attaccato a testa bassa, con un articolo sul quotidiano «Liberazione» Antonio Di Pietro e l'Italia dei Valori. Oggetto dell'assalto la decisione del ministro delle Infrastrutture di non votare la legge sull'indulto così come la vorrebbe l'Unione. La gagliardi usa parole durissime: «Nell'ansia di enfatizzare la discussione e i problemi interni alla sinistra radicale, i media trascurano quella che, invece, è la vera "mina vagante" del governo dell'Unione: l'Italia dei valori». «Il partito di Antonio Di Pietro — prosegue — sta portando avanti scelte che destabilizzano, nei fatti e forse anche nelle intenzioni, l'esecutivo di Romano Prodi. Un comportamento pericoloso che, talora, appare ispirato non solo dalla voglia di mettere in difficoltà il presidente del Consiglio ma di rovesciare, da destra, il programma comunemente sottoscritto dalla maggioranza». La Gagliardi cita la questione dell'indulto, il fatto che «quando si tratta di spese militari non c'è confine che tenga tra il partito di Di Pietro e la minoranza di centrodestra», il comportamento del presidente della commissione Difesa del Senato De Gregorio, le «affinità con la cultura berlusconiana» dello stesso ministro delle Infrastrutture, l'iniziativa di dare vita con una fondazione con Marco Follini. Alla Gagliardi ha replicato proprio il presidente della commissione Difesa del Senato Sergio De Gregorio con parole altrettanto di fuoco: «Ma quale mina vagante. L'Italia dei Valori è un partito capace di mediazione politica e sicuramente più responsabile di altri». «Ognuno interpreta i maldipancia come preferisce — ha continuato — ma la Gagliardi sbaglia analisi e confonde le nostre azioni con quelle del suo partito: abbiamo manifestato il nostro dissenso in modo fermo, ma in tutte occasioni in cui il nostro voto non era indispensabile. Al tavolo sulle nomine per il Csm e in quello per la Corte Costituzionale non siamo stati invitati: è scandaloso che si debba apprendere queste cose dai giornali. Non credo di aver visto Di Pietro mai così furioso come in quella occasione e per reazione non ci siamo presentati in aula. Ma appunto il nostro voto non era indispensabile». «Credo che la diversità sia un valore», aggiunge De Gregorio ricordando come tutti, «da Mastella a Rifondazione, passando per i Verdi», abbiano fatto sentire la propria voce quando si sono sentiti mortificati rispetto ai propri valori. Sull'indulto nel partito c'è un dibattito aperto sulla questione: Di Pietro viene da un mondo che da lui non si aspetta posizioni diverse da quelle finora manifestate. Non so a che punto possa spingersi nella sua protesta, se solo all'ostruzionismo parlamentare o in qualcosa di più clamoroso. Credo che non arriverà a un gesto estremo perché è una persona capace di grande mediazione politica. Bisogna capire se anche gli altri sono capaci di fare lo stesso». E proprio Di Pietro, ieri in Puglia per un convegno sulle infrastrutture, ha ribadito perché il suo giudizio sul provvedimento dell'indulto è così negativo. «L'indulto si può fare a favore dei disperati che sono in carcere, non a favore dei furbetti del quartierino, del quartierone, della politica: per questo ritengo che è immorale l'accordo scellerato che sta avvenendo tra centrodestra e centrosinistra il quale, per raggiungere l'indulto, si vende la dignità di una coalizione». Poi ha ribadito che se l'accordo ci sarà «l'Idv non sfiducerà il governo, ma darà l'appoggio esterno».

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