«Pollari vietò il sequestro dell'imam egiziano»
Il numero uno dell'intelligence militare reagisce - attraverso i legali - alle indiscrezioni pubblicate su alcuni quotidiani, dalle quali emergerebbero sue precise responsabilità nel rapimento di Abu Omar. E di ciò ha parlato ieri anche con il sottosegretario con delega ai servizi segreti, Enrico Micheli, che lo ha ricevuto a Palazzo Chigi. La stampa riportava ieri di un colloquio tra il responsabile della prima divisione del Sismi, Marco Mancini e il suo ex predecessore, generale Gustavo Pignero, registrato dal primo. Nello scambio di battute Mancini farebbe ammettere a Pignero che era stato Pollari a ordinare agli uomini della prima divisione il sequestro dell'imam egiziano. Un nastro, consegnato dai legali di Mancini alla procura di Milano, che quindi scagionerebbe lo stesso Mancini, «inguaiando» contemporaneamente il capo del servizio. Nel pomeriggio arriva la reazione dei legali di Pollari, Franco Coppi e Titta Madia. «Confermiamo - dichiarano - che risulta inequivocabilmente che il generale Pollari aveva impartito un divieto assoluto di realizzare azioni illegali nello svolgimento delle attività del suo servizio, anche se allo stato non è possibile darne puntuale dimostrazione per l'esistenza del segreto di Stato». Gli avvocati sostengono inoltre che «vi sono evidenze, precise attendibili e reiterate, che smentiscono il colloquio illecitamente pubblicato e prima ancora raccolto con modalità discutibili. Non le divulghiamo per non entrare nel circuito mediatico della fuga di notizie». Coppi e Madia esprimono poi il «forte rammarico per la pubblicazione di frammenti di atti dell'indagine in corso, nonostante sia coperta da segreto, vincolo al quale noi ci siamo doverosamente attenuti. Il rammarico - concludono - è per una fuga di notizie peraltro parziali, confuse e inconsistenti che potrebbero indurre ad una percezione distorta della realtà. In ogni caso, si tratta di indicazioni fortemente diffamatorie nei confronti del Sismi e del generale Pollari in particolare». A stretto giro di posta la replica di uno dei legali di Mancini, Luigi Panella. «Quella registrazione - sostiene - non è stata effettuata in modo illecito perchè è avvenuta tra presenti e quindi è lecita». Ma poi Panella rettifica quello che alcuni quotidiani hanno riportato con grande evidenza. Nella registrazione prodotta dalla difesa, spiega, non «risulta la frase "il generale Pollari ordino" di sequestrare Abu Omar». A quanto si è poi appreso, dal dialogo tra Pignero e Mancini emerge la ricostruzione di quanto sarebbe accaduto prima del sequestro. Si parte dagli ultimi mesi del 2002 quando Pignero andò nell'ufficio di Pollari per ritirare una busta. Busta consegnata poco prima da Jeff Castelli, allora capo della Cia in Italia, e che conteneva un elenco di nomi tra i quali quello di Abu Omar. Non si sa cosa Pollari abbia detto a Pignero, ma è certo che quest'ultimo andò da Mancini per spiegargli che gli americani volevano prendere l'ex imam e che quindi bisognava cooperare con la Cia. Passati due giorni Mancini, dopo aver disposto accertamenti antiterrorismo su Abu Omar (mai comunicati alla Cia), si rifiuta di eseguire l'ordine, perchè «non siamo in Sudamerica». A quel punto, Pignero, che condivideva la linea di Mancini, comunicò il rifiuto a Pollari, il quale alla fine fu anche lui «d'accordo».