L'intervista
Sul tavolo delle discussioni torna il Decreto Bersani che alla Cdl non va giù. «Dopo giorni e notti siamo arrivati alla rottura, perché il governo non era disponibile al confronto. Se ne riparlerà in Aula». Nel particolare? «Il decreto presenta caratteristiche pericolose, soprattutto dal punto di vista del diritto. Va prendendo piede, infatti, una categoria indiscriminata di debitori e creditori. Ma c'è di peggio... c'è quella che chiamo la "polizia di Visco", ovvero la possibilità per i dipendenti, di diventare agenti fiscali ai fini della riscossione. Possono svolgere, in poche parole, un'azione di intelligence rispetto alla quale siamo tutti "poco al sicuro"». In che senso agenti? «Anziché essere semplici impiegati, diventerebbero una sorta di "intelligence Spa". Qualcuno ha parlato di un Grande Fratello, qualcun altro di polizia ma non c'è da scherzare. Si potrebbe venire a creare un sistema informativo sproporzionato, in cui ciascuno di noi è in balìa di un impiegato». A cosa porta il Decreto Bersani? «Alla caccia all'evasione ma solo secondo loro. Ma si rischia di precipitare verso l'anticostituzionale. Come è già accaduto per il decreto sull'Iva... un decreto-record: si parlerebbe di 1 miliardo e 400 milioni di euro in meno». Viene introdotta la possibilità, per gli studi legali, di farsi pubblicità. Il modello è quello americano... «I modelli vanno assunti nella loro complessità. In America ad esempio esiste un meccanismo di detrazione molto complicato. Nel nostro caso, il contesto è molto diverso. Un po' come per i farmacisti. Non è vero che si difendono i consumatori. Al contrario, i generi in questa maniera diventano generi di consumo di massa». Ma le ragioni dei consumatori? «Se il problema sono i prezzi, allora si potrebbero incontrare le associazioni di farmacisti e discuterne con loro, anche senza un decreto. Secondo poi, non possiamo trattare i farmaci come un qualsiasi altro genere di consumo». Con l'abolizione della tariffa minima per gli avvocati non si creerebbe una sana concorrenza? «Non credo, è un'affermazione teorica. In pratica, senza la tariffa minima ci potrebbe essere una classificazione degli avvocati in classe A e B. Più il tariffario precipita verso il basso più i professionisti vengono suddivisi in fasce di qualità». Cioè chi si trova in tasca meno soldi va incontro ad avvocati di classe B? «È possibile». È un decreto per chi? «Credo una cosa: che questo decreto sia per il 60% un decreto fiscale e che, le presunte liberalizzazioni finiscano un po' come quelle dei tassisti. Insomma il Dpef non è stato votato da un ministro in sede di Consiglio dei Ministri e la Finocchiaro ha chiesto collaborazione con la Cdl, almeno al Senato».Sim.Cap.