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Questo scandalo fa solo il gioco dei nostri nemici, i terroristi

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Lo debbono fare per tre ordini di motivi. Il primo è di carattere internazionale, vista la delicatissima situazione in Medio Oriente e gli arresti compiuti ieri in Italia di alcuni algerini, sospettati di presunte attività terroristiche. È infatti di tutta evidenza che la complessa vicenda che riguarda il rapimento dell'egiziano Abu Omar viene seguita in tutti gli angoli del mondo, in particolar modo dai nostri nemici: i terroristi. Ma anche nei Paesi alleati si segue con attenzione quanto accade in Italia, nel delicato equilibrio, che per ora è ben lungi dall'essere raggiunto, tra i poteri del Parlamento, del Governo, della Magistratura e dei Servizi d'Informazione. Non possiamo negare, comunque la si pensi sulla vicenda, che essa rappresenta un problema rilevante nei rapporti con altri apparati di intelligence, a cominciare dalla Cia. Il secondo motivo che impone un intervento è di carattere interno e riguarda direttamente la sicurezza nazionale. Chi ricopre ruoli di primo piano nei servizi d'informazione deve poter lavorare con serenità. È un mestiere che mal si concilia con la ribalta televisiva e giornalistica, pena lo scadimento della qualità del lavoro. Inoltre un pubblico scandalo come quello che stiamo osservando non può che influire negativamente sull'intera rete, mettendo ogni singolo agente o collaboratore quanto meno in posizione di stand-by, in attesa che passi la bufera. Il terzo ed ultimo motivo è di carattere politico ed è forse il più importante. Spetta infatti alla politica fare sintesi e coordinamento tra poteri e ordini dello Stato. Può farlo scrivendo e modificando leggi, cambiando o spostando d'incarico persone, emettendo atti amministrativi, gestendo il segreto di Stato. Certo è che in democrazia tutte le leggi vanno rispettate e applicate e che tutti i poteri dello Stato debbono svolgere il proprio ruolo, a cominciare dalla magistratura. Ma altrettanto certo è che i servizi segreti non hanno gli stessi compiti dei vigili urbani. Altrimenti potremmo dirottare tutti gli uomini e le donne del Sismi e del Sisde a dirigere il traffico o aiutare i bambini a imboccare le strisce pedonali davanti alle scuole. Non voglio entrare nel merito degli articoli di Bonini e D'Avanzo su Repubblica, né dell'inchiesta dei magistrati Spataro e Pomarici, né della posizione del direttore del Sismi Pollari. E né voglio sindacare il gesto del dirigente del Sismi Mancini, che incontra il suo collega generale Pignero e lo fa parlare registrandolo a sua insaputa. Non conosco i fatti nel dettaglio e quand'anche li conoscessi non sarei in grado di capire fino in fondo. Sono però in grado di comprendere che lo spettacolo è pessimo e il problema da risolvere alto come un grattacielo. Ma la soluzione spetta solo ed esclusivamente alla politica, poiché gli altri, dalla magistratura al giornalismo, fanno un altro mestiere. Si chiudano in una stanza, tutti quelli che hanno voce in capitolo. E non ne escano fino a quando hanno trovato la soluzione, rispettosa delle leggi. Questo è il miglior modo di rendere un servizio alla nazione.

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