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E sull'indulto Di Pietro si piega

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Il ministro: «Tutti d'accordo con me. Ma mi arrendo alla ragione di Stato»

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L'Idv ribadisce la sua contrarietà a un provvedimento di clemenza che non escluda almeno i reati fiscali e finanziari, concussione, corruzione, falso in bilancio, e Antonio Di Pietro chiede un vertice di maggioranza. Nel frattempo, il suo partito sta mettendo a punto un pacchetto di trecento emendamenti per dar vita ad un «ostruzionismo di maggioranza». L'eco della polemica è arrivata ieri anche in Cdm con un botta e risposta tra Di Pietro, arrivato fino a rinnovare la minaccia di un appoggio esterno al governo, e il Guardasigilli Clemente Mastella. «Ho reso noto in Cdm - racconta Di Pietro - dell'alleanza trasversale che si sta creando in Parlamento per far passare l'indulto». Un asse Ulivo-Fi (già ribattezzato «patto Mantini» dal nome di uno dei componenti dell'Ulivo in commissione Giustizia alla Camera) per fare in modo che il provvedimento di clemenza, sul quale è richiesta la maggioranza dei due terzi, possa passare. Un asse che però, denuncia Di Pietro, è tutto a vantaggio degli azzurri. A replicare alla proteste di Di Pietro in Consiglio dei ministri sarebbero stati il Guardasigilli Mastella prima e poi il premier Prodi. Mastella avrebbe attaccato Di Pietro anche per il voto di De Gregorio in commissione Difesa contro il Dpef: «Parli tu che hai i voltagabbana in casa...». In generale, comunque, in Cdm si sarebbe obiettato a Di Pietro che la questione indulto non riguarda direttamente il governo, visto che il testo della proposta di legge è frutto del lavoro parlamentare. «Sottovoce però - riferisce Di Pietro - tutti in Cdm mi hanno detto che ho ragione, ma lo hanno fatto parlando piano, come forma di resa perchè se questa è la volontà parlamentare in effetti il governo non può fare un granchè». Fatto sta che se il provvedimento resta così com'è l'Idv è pronta a dare battaglia. «Presenteremo trecento emendamenti» fa sapere Donadi, dell'Italia dei valori.

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