Bonus bebè
Ieri il Consiglio dei ministri ha deciso di bloccare la restituzione della cifra, così come invece aveva richiesto l'ex ministro Tremonti. L'ex ministro Roberto Maroni ha parlato di «mini amnistia per i cittadini extra comunitari, che hanno indebitamente incassato il bonus bebè di 1000 euro pagato dai contribuenti italiani». Immediata la replica del ministro della solidarietà sociale Paolo Ferrero: «Dovresti vergognarti. Il tuo governo ha fatto una cosa indegna». «Ciò che noi abbiamo fatto — ha proseguito il ministro — è una sorta di riduzione del danno. Abbiamo semplicemente evitato che la Guardia di Finanza vada nelle case degli immigrati, come fossero delinquenti, per chiedere il rimborso dell'assegno bebè». Per Rosy Bindi, ministro delle politiche per la famiglia, con questa decisione è stato «sanato l'errore commesso dal precedente esecutivo». Tutta la vicenda infatti è nata su un equivoco originato da una lettera a firma dell'ex premier Silvio Berlusconi inviata direttamente a casa del nascituro. Ai genitori è bastato presentarsi all'ufficio postale con la lettera e l'autocertificazione per incassare il bonus. Ma la finanziaria prevedeva l'assegno solo per i cittadini italiani. Così a questi neogenitori il ministro dell'economia Tremonti ha chiesto il rimborso del bonus. Sono già partite numerose denunce ma oggi la vicenda si è chiusa positivamente. Per la Caritas si è trattato di un «atto di buon senso. La restituzione del bonus era inopportuna». Soddisfatto per la decisione del governo anche il leader della Cisl Raffaele Bonanni e quello della Cgil Guglielmo Epifani.