Telecom, concorrenza sgradita
Il mercato italiano soffre ancora l'abuso di posizione dominante
Corrado Calabrò, presidente dell'Autorithy per le Comunicazioni, ha accusato la «posizione dominante di Telecom Italia nei mercati delle reti fisse». Affermando, inoltre, che «qualora nei prossimi mesi non si dovessero registrare significativi avanzamenti al riguardo, l'Autorità non potrà non prendere in considerazione misure regolamentari, ancorchè queste siano una extrema ratio in un mercato competitivo come quello mobile». Frasi che hanno riscosso il plauso di Pietro Guindani, a.d. di Vodafone Italia: «Concordo assolutamente con il presidente Calabrò: c'è una continua evoluzione del mercato e quindi deve proseguire la positiva rincorsa tra regolamentazione ed evoluzione del mercato». In più, «è molto positiva l'indicazione del presidente di voler rimettere mano alla disciplina relativa alla trasparenza e alla non discriminazione nelle attività connesse al ruolo di Telecom Italia alla luce dell'integrazione tra fisso e mobile». Tronchetti Provera ha iniziato a polemizzare con Guindani, «complice» anche il contenzioso tra i due gruppi: Vodafone ha portato Telecom in tribunale chiedendo 525 milioni di danni proprio per abuso di posizione dominante. Per Guindani, «l'integrazione di Tim e Telecom ha creato disparità di condizioni commerciali, e Tronchetti Provera ha risposto dicendo: «Mi pare che Bt (British Telecom) abbia fatto un accordo con Vodafone. E' possibile offrire un servizio fisso-mobile, alleandosi con gli altri». Secca la replica di Guindani: «British Telecom in Inghilterra non è un operatore dominante come lo è Telecom in Italia». Inoltre, «non esiste regola di mercato che può costringere un operatore a fare alleanze per difendersi da comportamenti anticoncorrenziali». Tornano alla mente le parole di Marco De Benedetti: annunciando la fusione tra Telecom e Tim: «L'evoluzione tecnologica porta a una meno chiara distinzione tra trasmissione dati e voce, tra telefonia fissa e mobile».