Cerca
Cerca
Edicola digitale
+

L'esponente di Alleanza Nazionale Franz Turchi «Bene la linea Tremonti»

default_image

  • a
  • a
  • a

Franz Turchi scomoda addirittura Sant'Ignazio di Loyola per commentare la svolta lanciata da Gianfranco Fini durante l'ultimo esecutivo di Alleanza Nazionale. A lui una vita tutta a Destra (è stato eurodeputato di An), un nonno e un padre fondatori del Secolo d'Italia, il documento presentato dal leader del partito è piaciuto molto. Però, con Sant'Ignazio, è come se dicesse che qualcuno, all'interno del centrodestra, potrebbe non gradire questa svolta? «No, assolutamente. Non credo che la "nuova" An possa dare fastidio a qualcuno. Se così sarà, però, ben venga. Vuol dire ci sarà dibattito, si tornerà finalmente a fare politica. Se invece c'è qualcuno che, fino ad oggi, pensava alla propria carriera e che adesso la vede minacciata, ora dovrà uscire allo scoperto». Insomma, avete lanciato un sasso nello stagno e adesso aspettate? «Il documento presentato da Fini è ottimo, innovativo e, per la prima volta dopo la sconfitta elettorale, indica alla Cdl una strada e un obiettivo. Dopotutto non poteva che essere così». Perché? «In termini culturali, storici, identitari la Destra si è sempre fatta portatrice di innovazioni». Stavolta, però, le novità si chiamano Ppe e, in prospettiva, partito unico. Come crede che reagiranno i vostri elettori? «Quella del partito unico è una prospettiva finale. Una prospettiva che, fino ad oggi, sembrava essersi chiusa». E il Ppe? «Finalmente diventa una scelta definitiva». Già, ma come reagirà l'elettorato? «Tutto verrà discusso. Si aprirà un dibattito politico a cui parteciperanno tutti. Importante è anche il fatto che il documento fissi un obiettivo temporale: le Europee del 2009». Alcuni suoi colleghi hanno parlato di An come di un partito da rifondare. In effetti non è che, negli ultimi tempi, Alleanza Nazionale godesse di ottima salute. Forse c'era la necessità di recuperare un po' di smalto? «Io non credo che si tratti di un problema di smalto. Sicuramente c'è un risultato politico negativo. Poi c'è stata la campagna mediatica che ha cavalcato alcuni scandali e che sicuramente ha pesato. Inoltre da parte di Berlusconi, probabilmente, non c'è stata un'immediata risposta politica a ciò che stava accadendo. Diciamo che si è evitato il problema». Allora ci avete pensato voi? «Tutte queste cose hanno fatto perdere passione all'elettorato di destra che, come lei ben sa, è un elettorato che vive di passione e quindi ha sempre bisogno di essere motivato». Già, ma con questa svolta non c'è il rischio che l'elettorato di destra perda un punto di riferimento? In sintesi, non è che An perderà qualcosa della sua identità? «Vede, la mia famiglia è profondamente legata alla Destra. Ebbene io le dico che con il documento presentato da Fini non si perde nulla anzi, la Destra si arricchisce di una proposta innovativa. Non è più il tempo delle vecchie scene quando, al Parlamento Europeo, gli eurodeputati di An non si iscrivevano a nessun gruppo». Bene. An allarga i propri orizzonti, ma dove guarda? «Per me che sono cresciuto con Giulio Andreotti è chiaro che si deve trattare di un progressivo percorso di moderazione. L'elettorato, ormai, non è più quello di una volta, è cambiato». In che modo? «È un elettorato composito dove si ritrovano associazioni professionali, categorie. Anche gli argomenti sono cambiati. Una volta l'Msi parlava di prima socialità oggi il tema è quello dell'equa distribuzione del reddito. Un modo di porsi molto più di centro e, forse, un po' meno di destra. E badi bene che, quando parlo di centro, non penso solo a quello che si identifica in una vicinanza alle gerarchie ecclesiali». Sì, ma quali sono le categorie che An non ha mai conquistato e a cui oggi punta? «Sicuramente la platea dei dipendenti pubblici e non, dei professionisti e una certa borghesia». Quando li avrete conquistati Fini sarà pronto per prendere il posto di Berlusconi? «Le confesso che non mi ha mai appassionato la discussione su chi ha il boccino in mano. Quello della leadership non è un problema dell'oggi. Berlusconi è il leader naturale del cent

Dai blog