Il presidente della commissione Giustizia
Pisicchio: «Nessuna crisi, bisogna accettare la decisione del Parlamento»
Il presidente della commissione Giustizia della Camera, Pino Pisicchio, si trova in mezzo al guado, tra la sua posizione super partes e quella di deputato eletto nelle liste del partito di Antonio Di Pietro. E così prova ad abbassare i toni dello scontro. «L'indulto è un provvedimento di carattere parlamentare, per l'approvazione è richiesta la maggioranza dei due terzi proprio per avere l'incontro con l'opposizione. L'Italia dei Valori ha preso posizioni coerenti con il suo programma e le sta portando avanti». Di Pietro chiede di escludere dallo sconto di pena di tre anni i reati finanziari e quelli contro la pubblica amministrazione. Queste modifiche saranno accolte? «In commissione Giustizia non hanno trovato consenso. Attualmente il provvedimento prevede 27 cause di esclusione, tutte legate ai reati più gravi come terrorismo, mafia, traffico di stupafacenti, violenza sessuale e pedofilia». Se le modifiche non saranno accettate, però, il ministro ha minacciato le dimissioni... «Non credo che l'Italia dei Valori uscirà dal Governo». Intanto i seguaci di Di Pietro si preparano all'ostruzionismo... «Sono stati annunciati una quarantina di emendamenti. Non mi sembra un numero eccessivo». Come giudica quella che dalla Casa delle libertà è definita la norma anti-Previti, cioè l'esclusione dai benefici dell'indulto dell'interdizione perenne dai pubblici uffici che impedirebbe al deputato azzurro di tornare sui banchi di Montecitorio? «In commissione si è ritenuto che l'interdizione dai pubblici uffici abbia una rilevanza sociale molto elevata, per questo è stata esclusa dai benefici dell'indulto». Quindi valuta in modo positivo il testo uscito dalla commissione? «Si è raggiunto un consenso così elevato perché siamo partiti da un presupposto: le carceri in Italia scoppiano e i detenuti sono costretti a condizioni al limite della sopportabilità. Però l'indulto ha senso se inserito in una riforma di sistema» In che senso? «L'affollamento delle carceri è dovuto in gran parte alla legge Bossi-Fini. Dei 12 mila detenuti che potrebbero beneficiare dell'indulto, infatti, ben 9.500 sono extracomunitari irregolari. In sede legislativa non si possono prendere decisioni senza considerare gli effetti perversi che possono avere. Serve maggiore coordinamento».