Tv, la Ue vuol farci cambiare la Gasparri
In una lettera inviata al Governo Prodi, la Commissione Ue chiede di modificare alcune parti della riforma del settore televisivo, come quella che regola il passaggio dal sistema analogico a quello digitale terrestre. Norme che per Bruxelles contengono «ingiustificate restrizioni» per l'accesso di nuovi operatori e «ingiustificati vantaggi» per gli operatori già esistenti. Ora Roma ha due mesi di tempo per rispondere. Ma il ministro delle Comunicazioni, Paolo Gentiloni, assicura: «Siamo già al lavoro e sono convinto che le modifiche che stiamo predisponendo vengono incontro alle richieste di Bruxelles». Tutto nasce da una denuncia presentata a suo tempo dall'associazione Altroconsumo, che ha dato il via all'indagine dell'Antitrust europeo guidato dalla commissaria alla concorrenza, l'olandese Neelie Kroes. La decisione dell'Esecutivo europeo, dunque, era attesa da giorni. Poteva essere più pesante se si fosse deciso di aprire direttamente una procedura per abuso di posizione dominante nei confronti di Rai e Mediaset: «Era una delle possibilità prospettate in sede tecnica, ma abbiamo preferito evitare di colpire in maniera diretta soggetti concreti», ha spiegato il vice presidente della Commissione Ue, Franco Frattini. È stato invece deciso di inviare al Governo italiano una lettera di «avviso formale», che rappresenta un primo passo prima che scatti la procedura di infrazione vera e propria. Una sorta di «cartellino giallo» che dopo l'estate potrebbe diventare rosso se le risposte di Roma non fossero giudicate esaurienti. Sono tre le principali obiezioni che Bruxelles muove alla riforma Tv approvata dal Governo Berlusconi. La prima è che la legge Gasparri «può realmente precludere» l'accesso al mercato ai nuovi operatori che volessero sperimentare il digitale terrestre e creare dei propri network digitali: infatti la sperimentazione del digitale e la possibilità di ottenere la licenza è concessa solo agli operatori già attivi nel sistema analogico. In secondo luogo, l'Antitrust europeo punta il dito sull'occupazione delle frequenze da parte dei soggetti dominanti: la Gasparri, infatti, permette agli operatori già esistenti di occupare contemporaneamente sia le frequenze per trasmettere in analogico, sia quelle acquisite per sperimentare il digitale. Inoltre, nel mirino della Commissione c'è la possibilità per gli operatori dominanti di mantenere il controllo delle frequenze e delle reti per la trasmissione analogica fino al momento in cui passeranno al digitale terrestre. Impedendo così che si liberino frequenze per nuovi soggetti. La palla passa ora al Governo Prodi, che più volte ha affermato di voler cambiare la legge Gasparri, da sempre criticata dal centrosinistra. Adesso il monito di Bruxelles potrebbe dare la spinta decisiva al processo di riforma. «Il Governo — assicura Gentiloni — risponderà alla Commissione Ue nei tempi previsti. E sono convinto che le modifiche alla legge 112 che stiamo predisponendo verranno incontro alle sollecitazioni ed alle richieste di chiarimento avanzate da Bruxelles». I tecnici sono dunque già al lavoro. «L'Europa - spiega il ministro - ci chiede di non favorire le posizioni dominanti nel mercato televisivo in questi anni di transizione dall'analogico al digitale. E questo è proprio uno degli obiettivi che ci proponiamo, per introdurre nel sistema più pluralismo e più concorrenza». Tra le ipotesi più volte annunciate quella sulle distribuzione delle frequenze. Il ministero, d'intesa con l'Autorità per le garanzie nelle Comunicazioni, sta mettendo a punto un database completo delle frequenze, che dovrebbe essere pronto entro gennaio e che sara la prima mossa in vista della fissazione di un tetto antitrust alla capacita trasmissiva.