Solo 4 voti contro il rifinanziamento della missione

Il testo, accompagnato da una mozione votata in mattinata a maggioranza, passa con 549 voti a favore e 4 «no», tutti provenienti dal Prc. Dopo le dichiarazioni di voto dei gruppi, sono in cinque a prendere la parola a titolo personale e in tre, Salvatore Cannavò, Gian Luigi Pegolo e Alberto Burgio annunciano che voteranno contro. Franco Russo fa sapere che non parteciperà al voto. La quinta a intervenire è Marilde Provera che dice che voterà sì, ma «solo per questa volta». Vota contro anche Francesco Caruso. Gli interventi degli esponenti del Prc sono accompagnati da applausi ironici dai banchi del centrodestra (ma anche dall'Udeur) che, in tutti gli interventi in dichiarazione di voto, punta il dito contro la scarsa compattezza del centrosinistra in politica estera. Pierferdinando Casini è intervenuto poco prima di Gianfranco Fini annunciando il sì dei centristi «in spirito di continuità con la politica estera italiana». L'ex ministro degli Esteri, invece, lascia la parola al portavoce Andrea Ronchi, che annuncia il voto favorevole di An «in coerenza con i principi che hanno guidato la politica estera del governo di centrodestra e del suo titolare Gianfranco Fini». Il leghista Federico Bricolo chiede che l'Italia resti in Afghanistan, per «combattere contro il fondamentalismo». A indicare la posizione del governo il ministro degli Esteri Massimo D'Alema, costantemente in Aula durante tutto l'esame del provvedimento e, in dichiarazione di voto, il segretario dei Ds Piero Fassino. «Chiediamo a tutte le forze di sostenere il disegno di legge - dice il leader della Quercia - a quelle della maggioranza, che hanno il dovere di manifestare solidità e coesione in materie così delicate, e all'opposizione perchè sui grandi temi è necessaria la più ampia condivisione». Gli imbarazzi, però, nell'Unione sono evidenti dalle dichiarazioni di voto. Il capogruppo dell'Udeur Mauro Fabris critica pesantemente quei pacifisti del centrosinistra che «si sentono depositari della verità» e che sanno sempre dove sta la guerra e dove la pace. Fabris se la prende con quelle che definisce «minacce» dei «dissidenti» che voteranno contro il ddl. «In politica - attacca - non ci si può affidare a utopie "da furbetti", bisogna decidere, scegliere, governare se si è capaci». Dall'altro lato i Verdi, il Prc e il Pdci. Interventi «complicati». Diliberto spiega la contrarietà del suo partito alla «sanguinosissima guerra in Afghanistan», ma argomenta il sì al ddl sottolineando che il Pdci intende quello di ieri come «un voto di fiducia». Il ragionamento del leader dei Comunisti italiani - come quello di Franco Giordano, che parla per il Prc, e di Angelo Bonelli, che interviene per i Verdi - è che la caduta del governo Prodi porterebbe come conseguenza irrimediabile un nuovo governo di centrodestra, certamente più filo americano di quello attuale. E comunque, osservano dalla sinistra radicale, la pace, si costruisce «tassello dopo tassello». Alla fine, il governo incassa il voto della Camera senza altri patemi. Prodi, conversando con i cronisti all'uscita dell'Aula, si è detto «soddisfatto» dell'esito del voto. E, a chi gli chiedeva se prevede problemi al Senato, ha risposto: «No». Ma la «missione» non è compiuta. Lo scoglio di Palazzo Madama sarà ben più duro, visto che il centrosinistra, con la maggioranza risicata di cui dispone, non potrà permettersi defezioni.