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Anche l'indulto divide il Governo

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Martedì sera, mentre la Camera stralciava il provvedimento dell'amnistia con il voto contrario di Lega e Idv e l'astensione di An, il testo era stato licenziato in una versione che prevede uno sconto di pena di tre anni anche per i reati finanziari e contro la Pubblica Amministrazione (esclusi solo quelli ad elevata pericolosità sociale come mafia, terrorismo, violenza sessuale e pedo pornografia). Una decisione che aveva scatenato l'ira del ministro della Infrastrutture Antonio Di Pietro che aveva minacciato le dimissioni. E anche ieri la posizione dell'ex pm non è cambiata. «Le carceri stanno scoppiando, ci sono persone in condizioni disumane - ha detto Di Pietro intervistato dal Gr Due -. Ma nell'indulto, come direbbe il vecchio Di Pietro, che c'azzecca inserirci i reati di corrotti, corruttori, di coloro che commettono falso in bilancio e soprattutto gli evasori fiscali? In carcere, di tutta questa gente qui ci sono solo 78 persone: potenti e grandi truffatori». Bisogna evitare, ha ribadito il ministro, «un colpo di spugna gravissimo per tutti i fatti di mala amministrazione e di mala attività imprenditoriale degli ultimi anni: è un colpo di spugna che neanche il governo Berlusconi ha fatto. Sono indignato». Peccato che, nelle stesse ore, il presidente della Camera Fausto Bertinotti accelerava. «Speriamo che non ci siano difficoltà - era il suo auspicio conversando con i giornalisti -. Lavoriamo con grande impegno perché vengano superate difficoltà in modo che prima dell'agosto ci siano misure di clemenza almeno per l'indulto, senza con questo separare la questione dell'amnistia che potrà essere affrontanto in un rapporto più organico con l'ordinamento». Più abbottonato il Guardasigilli Mastella: «Spero che Di Pietro non si dimetta. Ho visto che la Commissione sta lavorando bene va dato merito sia a chi è favorevole, sia a chi correttamente esprime giudizi di merito o di forme. Mi pare che la volontà sia questa e spero che si proceda nell'idea che ritengo giusta e corretta. Lo dico più come esponente di partito che come ministro della Giustizia». Ma non è solo il governo a dividersi sull'indulto. Anche nell'opposizione le posizioni in campo sono discordi. E, mentre l'azzurra Jole Santelli ha chiesto alla maggioranza «una prova di responsabilità» votando l'indulto. Il capogruppo dell'Udc in commissione Giustizia alla Camera Erminia Mazzoni ha contestato «il comportamento del ministro Di Pietro» bollandolo come «pura follia». Su posizioni opposte il deputato di An Edmondo Cirielli: «Oggi si è consumata l'ennesima farsa della politica delle sinistre. Il doppiopesismo di quando si governa e di quando si fa opposizione è smascherato. Quando era opposizione la sinistra, solo pochi mesi fa, presentava emendamenti per escludere dai benefici dell'indulto i reati dei politici e dei pubblici amministratori, oggi in maggioranza passa un vergognoso colpo di spugna». Mentre l'ex ministro della Giustizia Roberto Castelli (Lega) ha ammesso di non credere «alle dimissioni del Ministro Di Pietro». «La commissione - ha detto - ha dato il via libera all'indulto anche per reati contro la pubblica amministrazione, i reati finanziari e societari con il voto dell'Italia dei Valori. Grande coerenza quindi da parte di Di Pietro che per farsi bello con l'opinione pubblica dichiara grande fermezza, e poi manda il delegato del suo partito a votare favore».

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