Pressing dell'ala radicale. Che resiste
Claudio Grassi (Prc): «Siamo contrari all'ingresso dei moderati. Ci danneggerebbe»
Tuttavia, con il capogruppo al Senato Giovanni Russo Spena, esprime «preoccupazione per le tentazioni di nuovi innesti che non potrebbero che spostare il baricentro dell'Unione in senso moderato». «No ai trasformismi» dice Claudio Grassi, anche lui senatore di Rifondazione comunista, respingendo seccamente l'ipotesi di estendere la coalizione di centrosinistra ai moderati dello schieramento opposto evocata da Enrico Letta all'assemblea della Margherita. Ipotesi rettificata dopo qualche ora in una nota nella quale il sottosegretario alla presidenza del Consiglio pur rimarcandone «l'autosufficienza», ribadisce che la maggioranza «deve porsi l'obiettivo di adottare provvedimenti che convincano i cittadini e allo stesso tempo facilitino il dialogo con senatori e deputati che nel corso di questi cinque anni, siamo certi, capiranno che il vero riformismo liberale sta da questa parte». Una soluzione «sbagliata», secondo Grassi che è anche tra i senatori cosiddetti «dissidenti» perchè contro il testo di proroga della missione in Afghanistan. «Un allargamento ai settori della destra di questo governo non può che peggiorarne il profilo politico programmatico». Rifondazione è contraria a qualsiasi ingresso moderato perchè - spiega Grassi - «essendo noi la componente più radicale è chiaro che saremmo i più danneggiati da questa operazione». Se nell'attuale maggioranza dovessero entrare esponenti che fanno riferimento all'area moderata, inoltre, «non sarà più l'Unione, sono altri che entrano in una coalizione e immagino non lo facciano gratis». È vero - aggiunge Grassi - che al Senato «la situazione è anomala a causa di questa legge elettorale e tutti i passaggi sono delicati. Tuttavia l'Unione ha costruito un programma con cui ha vinto le elezioni, la maggioranza è risicata però c'è. Bisogna cercare di governare con questo profilo». Ma tra coloro che hanno sostenuto il centrodestra alle passate elezioni, c'è anche chi non scarta a priori l'ipotesi di un appoggio alla maggioranza. È il Movimento per l'autonomia di Raffaele Lombardo che a Palazzo Madama è rappresentato da due esponenti: Giovanni Pistorio e Giuseppe Saro. «Un confronto? È possibile solo in presenza di un programma che tenga conto delle priorità del Sud. Che al momento non esiste», dice Pistorio reagendo alle dichiarazioni di Letta. «Una fase di interlocuzione con questo governo si può aprire soltanto se c'è un cambiamento di programma. Nel Dpef però non posso non notare l'indifferenza al Mezzogiorno: non ci sono investimenti in infrastrutture, manca la politica di incentivazione allo sviluppo». L'Mpa potrebbe invece appoggiare una maggioranza che proponesse provvedimenti a favore del Sud? «Non avrei difficoltà a ragionare con il mio amico Enrico Letta», risponde Pistorio. «Anche se è vero che io ho una radice moderata cattolico liberale, ma non sono moderato nella difesa della mia terra».