Fausto prepara la controffensiva
Quattro su otto sono di Rifondazione (alla Camera i dissidenti rifondaroli sono due). Tra i merli del castello governativo ci sono i loro fratelli e «compagni», pronti a respingere l'assalto anche a colpi di fiducia pur di salvare la faccia e insieme la fragile maggioranza conquistata il 10 aprile. Una guerra «fratricida» che ieri ha visto scendere in campo anche un «generale», il presidente della Camera ed ex segretario del Prc Bertinotti. L'ex (è il caso di dirlo) «subcomandante Fausto» ha scelto le colonne del Corsera per lanciare un affondo che alle inflessibili e anacronistiche orecchie dei comunisti ortodossi suona quasi come un'abiura. Parla di un'alleanza con i «borghesi buoni», si dice disponibile a una «forza d'interposizione» in Medio Oriente anche se «a patto che con i soldati arrivi un grande progetto politico ed economico», avverte che sull'Afghanistan non si può mettere a repentaglio la stabilità dell'esecutivo e, infine, loda un «rappresentante dei padroni», l'amministratore delegato della Fiat Sergio Marchionne perchè non scarica i problemi dellimpresa sui lavoratori. Una presa di posizione che non poteva far scatenare i custodi dell'ortodossia marxista. E, infatti, il primo a saltare sulla poltrona alle parole di Bertinotti è stato Marco Rizzo, dei Comunisti italiani, che accusa l'«ex compagno» Fausto di un atteggiamento filo-capitalistico, lanciando contro di lui l'anatema più forte per un comunista: «Non sei più dentro il messaggio di Marx», accusa. «C'è già qualcuno che ha applaudito, con questa intervista al Corsera, all'entrata definitiva di Fausto Bertinotti nell'agone del pensiero unico - spiega Rizzo - Dalle questioni sociali, a quelle economiche, a quelle internazionali, alle problematiche di principio, tutto il suo discorso è, infatti, attraversato da una totale accettazione del recinto in cui il pensiero unico della globalizzazione capitalistica - da lui sempre criticata - lo riassume, pur consentendogli ancora qualche "vorrei ma non posso". Bertinotti mi pare non stia proprio più dentro al messaggio di Marx, a lui tante volte ben caro, del comunismo come "superamento dello stato di cose presente". Che per noi comunisti, invece, è ancora più attuale». Da parte sua, il trotskista fuoriuscito Marco Ferrando, si appella alle minoranze interne del Prc: «non potete restare prigioniere del patto di legislatura di Bertinotti con la cosiddetta "borghesia buona"». Insomma, la guerra tra fratelli-compagni continua. In palio c'è forse la guida del partito. Ma in gioco c'è l'esistenza stessa del Governo. E, in autunno, c'è la Finanziaria. E il gioco si farà più duro.