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«Vogliono fare espropri sovietici»

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E le operazioni di compravendita di frequenze tv sono passate al vaglio dell'antitrust». L'ex ministro delle Comunicazioni Maurizio Gasparri difende la sua «creatura» dall'«attacco» bilaterale di Unione europea e Governo. Rigetta le «accuse» e parla di «tempi sospetti» nell'adozione del provvedimento da parte di Bruxelles. «Noi abbiamo sostanzialmente confermato la legge 66 fatta nel 2001 dal governo Amato sul trading delle frequenze. E abbiamo cercato di stabilire delle regole», dice. Ma l'associazione Altroconsumo sostiene che la legge ha favorito gli attuali operatori nel passaggio da analogico a digitale. È così? «L'articolo 12 della legge segue letteralmentre i principi delle leggi europee. Certo non potevamo eliminare l'esistente. La concorrenza si allarga facendo investimenti. Se voglio fare l'editore di un quotidiano sportivo non è che posso prima pretendere e ottenere la chiusura di quelli già fortemente presenti sul mercato». Quali sono stati i nuovi ingressi sul mercato? «Dopo il varo della Gasparri c'è stato il gruppo Repubblica-Espresso che ha acquisito ReteA, la società telefonica Tre che ha comprato frequenze per avviare l'offerta televisiva sui telefonini e la società "D-Free" che ha comprato i diritti della serie B per Sport Italia. Diritti che ora, con la Juve e la Fiorentina in serie cadetta rappresentano un vero affare per la società di Tarak Ben Ammar». Confalonieri punta l'indice sui tempi dell'annuncio della commissione Ue e dice che in giro vede avvoltoi...Li vede anche lei? «Il sospetto sui tempi nasce spontaneo. La procedura d'infrazione Ue è venuta fuori con il cambiamento del quadro politico». Che risponde alle accuse di violazione delle norme antitrust? «Che non è vero. Ad esempio, la mia legge stabilisce che chi ha già una significativa presenza nell'analogico e ha fatto il digitale terrestre deve cedere il 40% dei canali in affitto a terzi». Il ministro delle Comunicazioni Gentiloni annuncia che aderirà all'«invito» Ue e modificherà al sua legge. «Sì, ho letto. Ma il problema è il seguente: che fare con chi ha acquistato le frequenze nel rispetto delle norme vigenti e sottoponendo l'operazione all'antitrust? Sarà espropriato? Sarebbe una follia sovietica!». Lei che dice? «Beh, sono capaci di tutto... è vero... ma una legislazione ritorsiva da parte del centrosinistra sarebbe un grave errore». Perché? «Ormai telecomunicazioni e tv sono due settori convergenti. In questo campo in Italia esistono sette grandi gruppi, di cui solo tre italiani: la Rai, Mediaset e Telecom Italia. Gli altri sono stranieri, come Wind, Vodafone, Tre e Murdoch. Il nostro è un mercato molto aperto, dunque, che in altri Paesi non potrebbe esistere. Basta vedere quanto successo in Francia nell'affare Enel-Suez. Vogliamo distruggere il nostro mercato e mettere in condizioni le nostre aziende di non essere competitive? Vogliamo che vengano acquisite da stranieri che, se ritenessero svantaggioso investire in Italia, si trasferirebbero in Thailandia?». Si parla anche di mandare Rete4 sul satellite, in base alla vecchia sentenza della Consulta... «La sentenza diceva anche che Rai3 doveva eliminare la pubblicità. Ma questo significa aumentare il canone Rai. Vogliamo provare a chiedere a un quasiasi cittadino se preferisce uno spot in più o un canone più salato?».

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