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Prc, assalto a Bertinotti

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Lo sa bene Fausto Bertinotti che, da quando si è seduto sullo scranno più alto di Montecitorio, ha il suo bel da fare a tenere a bada il partito che ha guidato per ben 12 anni. La conversione istituzionale del «compagno Fausto» e il conseguente arrivo al vertice di Franco Giordano, infatti, sembrano aver ridato fiato alle minoranze interne a Rifondazione che ora sono pronte a lanciare l'assalto alla diligenza. Dopotutto sono in molti a pensare che, partito il condottiero di tante battaglie, i tempi siano maturi per un cambio della guardia ai vertice di via del Policlinico. Così, ogni spunto è buono per cercare lo scontro. Il motivo della contesa, in fondo, è sempre lo stesso. Da un lato la maggioranza bertinottiana, quella che, nel congresso di Venezia del 6 marzo 2005, optò per la «svolta governativa» (ottenendo il 60% dei consensi) e oggi si «sporca le mani» nel cercare di spostare a sinistra il baricentro dell'esecutivo. Dall'altra le minoranze che, invece, non hanno nessuna intenzione di rinnegare l'immagine dei «duri e puri». Anche la battaglia intorno al rifinanziamento della missione italiana in Afghanistan rispecchia questo dualismo. E non è un caso che i «dissidenti» del Prc siano proprio gli esponenti di spicco dell'opposizione alla linea bertinottiana (Claudio Grassi e Fosco Giannini per l'Ernesto, Luigi Malabarba, Salvatore Cannavò e Franco Turigliatto per Sinistra Critica). Nessuna delle parti in causa, ovviamente, sottovaluta ciò che sta accadendo all'interno del centrosinistra. I Bertinotti-boys, infatti, spingono per la creazione di una grande forza della sinistra europea che possa raccogliere anche coloro che rimarranno esclusi dal processo di costruzione del partito democratico (in particolare le minoranze Ds). Gli altri, invece, vorrebbero giocare la loro partita contro Pdci e Verdi per cercare di conquistare il cuore (e i voti) della sinistra radicale. Al momento, comunque, sembra difficile che il «compagno Fausto» possa perdere le redini del partito. Anche se i precedenti non depongono a suo favore. Non è la prima volta, infatti, che Rifondazione si divide tra «filogovernativi» e «oppositori». Nel 1998, ad esempio, furono gli oppositori a vincere, il Prc fece cadere il primo governo Prodi, e Armando Cossutta se ne andò fondando il Pdci. A quel tempo, però, il leader degli «oppositori» era Bertinotti.

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