Il dibattito sul futuro del partito
Si riparte dalla destra sociale. Lo zoccolo duro non vuole un gruppo «formato Dc»
Il centrodestra è combattuto: la riflessione interna è stata avviata ma ancora non è stata trovata un'unica linea da seguire. Alemanno ad esempio, uno dei «colonnelli» di Alleanza Nazionale, ha parlato piuttosto di una destra moderna che guarda a quella sociale come a un «mito», insomma a un qualcosa con cui confrontarsi. Le intenzioni di Storace, al contrario, sono chiare già dal nome, «d-Destra». Gli obiettivi dicono altrettanto: far capire che Alleanza Nazionale deve in qualche modo cambiare rotta. Francesco Storace, ex ministro della Salute ha scelto Napoli per presentare quella che attualmente è un'associazione di cultura e partecipazione politica ma che, domani, potrebbe anche diventare una corrente politica. A deciderlo, dice, «saranno i tempi». Storace non parla di rottura — almeno non per ora — e ancora non si sbilancia sul fatto che gli indirizzi contenuti in un documento che sarà stilato oggi al termine del seminario, possano essere «suggerimenti» o «avvertimenti». Di sicuro, dice, spiegherà cosa vuol dire una «destra senza se e senza ma». Ma perché l'associazione "d-Destra"? «Per rappresentare un'esigenza che avvertiamo viva nella società — ha spiegato a margine della presentazione — alla luce anche del dibattito a cui partecipiamo con grande rispetto da parte del presidente di An. Martedì ci sarà un'importante esecutivo, noi porteremo delle idee cercando di evitare che ci possano essere lacerazioni, anche se comprendiamo la necessità di rinnovare profondamente An. Il problema è capire come la destra, dalle sue posizioni, possa attrarre elettori che vengono da altri lidi». Come deve essere la destra del futuro? «Ci deve essere attenzione anche a quei sentimenti che emergono dalla società, che non è mai statica - spiega l'ex presidente della Regione Lazio - ma è anche vero che non possiamo rischiare di perdere l'obiettivo di mandare a casa una classe dirigente sciagurata che governa il paese a causa dell'eterna discussione sulla leadership. Io ho seguito quello che ha fatto l'onorevole Casini, di cui ho grande stima - aggiunge - non vorrei però che si stesse giocando sul dato anagrafico. Prodi prima se ne va, prima la legislatura finisce e meglio è per l'Italia. Non possiamo sperare che passando gli anni si cambia il leader». A chi, poi, gli chiede se l'associazione di oggi possa trasformarsi in una corrente, Storace risponde: «Lo decideranno i tempi. Ci può essere consenso o dissenso rispetto alla tesi principale». Non si sbilancia sul fatto se i suoi siano suggerimenti o avvertimenti. «Alcune idee — ha incalzato Cesare Cursi a margine del convegno — in An vanno ripensate. Il che non significa mettere in atto una rottura. È piuttosto necessario un nuovo approccio». «Rottura con An? Non è negli auspici — ha chiosato Antonio Pezzella — Certo, se An dovesse diventare una Democrazia Cristiana io non mi sentirei di abdicare al mio passato. Questa non è la nostra intenzione — ha continuato — l'evoluzione delle cose può portare tutti su dei lidi che non conosciamo, vogliamo sapere prima dove siamo diretti».