E anche i magistrati ora alzano la voce

Altrimenti a settembre i magistrati valuteranno se indire una giornata di sciopero, il primo sotto l'esecutivo Prodi e il quinto contro la riforma «Castelli». L'associazione nazionale magistrati non vuole dare l'impressione di essersi «rassegnata». E così, di fronte alla lentezza dell'iter del ministro della Giustizia Mastella — che non arriverà in aula prima della fine di luglio — il sindacato delle «toghe», riunisce il Comitato direttivo centrale in Cassazione e decide la sua strategia d'azione. Il ministro Mastella, che già in passato non aveva escluso di porre la fiducia sul ddl, fa sapere di stare «lavorando» perché passi al Senato prima della chiusura delle Camere il 4 agosto. Il Guardasigilli ha già fatto «pressing» in tal senso con il ministro per i Rapporti con il Parlamento Vannino Chiti, sostenendo la necessità di accelerare i tempi di discussione del ddl che sospende fino al primo marzo 2007 l'efficacia di tre decreti attuativi della riforma Castelli. Il fatto è che Mastella aveva prima annunciato un decreto legge di «moratoria» ma — di fronte alle perplessità del Quirinale — ha dovuto ripiegare su un ddl. Nel documento conclusivo il sindacato delle «toghe» preannuncia che continuerà a seguire l'iter parlamentare del ddl e — in caso di sua mancata approvazione al Senato prima della pausa estiva — darà mandato alla Giunta dell'Anm di «adottare ulteriori iniziative ritenute opportune e necessarie». Della necessità di intervenire con urgenza per bloccare gli «effetti nefasti» della riforma, i magistrati parleranno con il Capo dello Stato Giorgio Napolitano, che riceverà l'Anm il prossimo 25 luglio. Il presidente dell'Anm Giuseppe Gennaro (Unicost), ritiene questa la «fase più delicata» nella storia del sindacato delle «toghe». «È il momento in cui entra in vigore la riforma. Mi sembra importante non dare l'impressione che la magistratura si sia rassegnata». Gli fa eco il segretario generale dell'Anm Nello Rossi (Md), che nel pronunciare la parola sciopero precisa: «Lo sciopero non è l'epilogo della vicenda iniziata con la contestazione della controriforma Castelli ma l'atto iniziale di una nuova fase di verifica sul campo, di denuncia e, all'occorrenza, di contestazione puntigliosa degli effetti di una legislazione improvvida». I più cauti sembrano i due ex presidenti dell'Anm: Antonio Patrono (segretario di Magistratura Indipendente e ieri eletto tra i togati del nuovo Csm), ed Edmondo Bruti Liberati (Md).