Chirac e Sarkozy come Silvio e Pier? Il leader di An non ci sta, l'Udc è sempre più isolato
Il parallelo avanzato da Pier Ferdinando Casini («Io e Berlusconi come Chirac e Sarkozy») non lo convince. L'Udc si fa sempre più lontano e isolato, la frattura del centrodestra del post-referendum sempre più profonda. La riflessione coinvolge le fila interne ad Alleanza nazionale — con Storace alla ricerca di una «destra che dica e faccia cose di destra» — e, più in generale, la Casa delle Libertà. In particolare, le differenze con il modello francese risiederebbero piuttosto nelle "modalità", come ad esempio «l'elezione diretta del Capo dello Stato. Il centrodestra francese è plurale e ha identità e leadership che trovano un momento unitario nella candidatura di chi corre per la presidenza, da noi non è così», commenta. Attenti, quindi, a fare paragoni azzardati con i cugini francesi, volti a infastidire il leader di Alleanza nazionale. E dire che Fini parla proprio dopo aver avuto un lungo incontro con il ministro dell'Interno francese Sarkozy in visita a Roma. Il capo della destra indossa insomma di nuovo l'abito del mediatore dentro la Cdl, ma tenendo fermi alcuni punti: il primo è il riconoscimento della leadership di Berlusconi. Il che lo pone ovviamente leggermente più vicino al Cavaliere che a Casini. Tuttavia, Fini batte anche la strada di una sua affermazione internazionale. L'incontro con Sarkozy, in altre parole, non è solo di cortesia. I due sono entrati nel vivo delle questioni anche perché si conoscono bene e anche perché il leader di An parla fluentemente bene il francese. Così il faccia a faccia diventa «la possibilità di rilanciare un movimento di centrodestra unitario e coeso», chiosa Fini. Insomma, cosa si sono detti Fini e Sarkozy, nell'incontro avvenuto a porte chiuse? A raccontarlo lo stesso leader del partito di via della Scrofa: «Abbiamo cominciato — narra — con una carrellata dei problemi francesi, circa la lotta all'immigrazione clandestina. Da parte mia c'è stata poi un'analisi della situazione italiana e della sostanziale disomogeneità del governo, anche in sede europea». Kohl-Merkel, Chirac-Sarkozy, Berlusconi-Casini: è stato questo sillogismo a provocare l'ira di Fini, sostanzialmente tagliato fuori dalla coppia. In ogni modo, il paragone con Sarkozy era sembrato piuttosto un passo indietro fatto dal leader dell'Udc. A una manciata di giorni fa, infatti, risalgono la dichiarazione «Berlusconi non è il leader della Casa delle libertà». Poi il passo indietro, successivo alla reazione di Berlusconi stesso accanto all'affermazione della leadership e, in conclusione del botta e risposta la ritrattazione di Casini e, infine, la ritrattazione della questione, grazie al parallelo con la situazione francese. Eppure, anche le prime avvisaglie della rottura tra Berlusconi e Casini c'erano state poco più di tre mesi fa, in chiusura di campagna elettorale per le amministrative quando sulla piazza romana, per sfidare Veltroni era sceso in campo Gianni Alemanno, colonnello di Alleanza nazionale. Nel salutare una piazza del Popolo gremita c'erano i tre big della Cdl. Arrivato in ritardo il Cavaliere, per prendere parola, tolse di mano il microfono a Pier Ferdinando Casini: «Conosciamo bene i modi di Berlusconi», chiosò quest'ultimo. Forse anche in quel caso si trattava di «dualismo alla francese» o piuttosto, erano i primi segnali di una marcata distanza tra i diversi leader di centrodestra.