Bersani vuole chiudere il confronto e sposa la linea dura
Oggi pomeriggio il capo della segreteria tecnica del ministro Bersani, Franco Raffaldini, si vedrà con i suoi omologhi della categoria delle auto bianche. Sarà la prima volta che i principali attori di questo dialogo (finora quasi tra sordi) si incontreranno discutendo davvero nel merito del decreto che liberalizza le licenze dei taxi. Finora agli incontri hanno partecipato trenta-quaranta persone, in pratica sono state assemblee. Peraltro anche molto variegate, nelle quale i tassisti si sono presentati su alcuni punti divisi. In altri hanno prevalso anche interessi locali, con differenziazioni tra i driver di Roma e quelli per esempio di Milano o delle città più piccole. Un gran mercato che ha concluso poco, finora. Quasi nulla. Oggi si chiude il cerchio. Nel senso che si prova a stringere. Seduti attorno al tavolone nella sala che affaccia su via Veneto si siederanno al massimo sei-sette tecnici. Da un lato gli esperti del ministero, dall'altro quelli di Casartigiani, Confcooperative, Uti, Unica-Cgil e Uri che accompagneranno il legale dell'Uri, Leopoldo Facciotti, incaricato di illustrare le proposte della categoria ai tecnici e all'ufficio legislativo del Ministero. Forse non ci saranno altre occasioni, per i tassisti è l'ultima chance per provare a strappare qualche punto a favore. Ormai non c'è più tempo. Domani pomeriggio il ministro (che nella mattinata sarà impegnato al consiglio nazionale del suo partito) riceverà i suoi uomini che gli proporranno il risultato delle audizioni. Se ne rendono conto anche le organizzazioni sindacali: «Ci hanno massacrato, io li ringrazierò solo quando loro ci permetteranno di vivere di questo lavoro, cosa che con la nuova legge non è possibile, se non viene cambiata. I prossimi giorni saranno cruciali. Sarà una partita a scacchi fra i tecnici dello Stato e i nostri. Speriamo che si trovi un accordo che permetta all'utenza a noi e allo Stato di essere soddisfatti», confessa Giuliano Falcioni, segretario nazionale dei tassisti del Ciisa. «Sicuramente - racconta Falcioni - Raffaldini non è stato un buon mediatore, malgrado tutto, e di questo mi dispiace». «Ieri (venerdì, ndr) - spiega ancora l'esponente della Ciisa - nelle trattative c'è stato in parte un clima sereno e in parte no. Il loro modo di trattare è particolare, non c'è apertura ad eccezione del sindaco di Roma, che è il più aperto al dialogo. Anche se Veltroni ha fatto un discorso che non mi è piaciuto. Ci ha detto che dovevamo essere contenti di quel poco che avevamo ottenuto perchè dovevamo ricordare da dove eravamo partiti». E non poteva essere altrimenti. Bersani, soprattutto negli ultimi giorni, non sembra per nulla propenso a smuoversi di un millimetro. Anzi ha più volte ribadito che quella in corso non è una vera e propria trattativa sindacale. È una sorta di fase di ascolto da parte del governo nei confronti dei tassisti. E, dunque, l'obiettivo non è raggiungere un accordo, un'intesa. Il mandato è stato preciso. Aprire le orecchie, raccogliere i suggerimenti, non prendere impegni. Non assumere iniziative. E così, in questi giorni di «assemblea» in via Molise, il dicastero ha accolto soprattutto un libero sfogatoio. Con momenti anche drammatici, come racconta chi almeno ha assistito. Perché dai drivers sono arrivate anche istanze pesanti, visto che si tratta di una categoria che certamente non campa sul privilegio o se la spassa tra rose e fiori. Ma possibile che in due settimane di proteste, gli uomini delle auto bianche non siano riusciti a spuntare nulla? Proprio nulla? Di sicuro Bersani non ha alcuna intenzione di mollare la presa sull'assegnazione delle nuove licenze con un bando oneroso. Più probabile che il provvedimento possa essere modificato concedendo la possibilità della doppia turnazione per i tassisti che potrebbero per esempio svolgere un turno in proprio a cedere un secondo a un proprio dipendente. Per il resto, prevalgono le chiacchiere. Bersani, insomma, vuole andare avanti sp