Liberalizzazioni, il Senato conferma i minimi tariffari
via la responsabilità solidale del difensore per il mancato pagamento dei balzelli di giustizia; via il divieto di pagamento in contanti di compensi di minore importo. Queste alcune delle modifiche introdotte dalla commissione Giustizia di palazzo Madama al decreto sulle liberalizzazioni al termine di due giornate di serrato dibattito. La Commissione ha dato un parere favorevole al provvedimento a patto che siano modificate alcune norme sulla competitività per la parte riguardante le professioni. Il provvedimento, infatti, investe anche la tutela della concorrenza nel settore dei servizi professionali. La commissione giustizia ha messo a fuoco, al riguardo, le problematiche relative agli avvocati sottolineando, innanzitutto, la «peculiarità della professione forense, anche in relazione ai suoi profili di rilevanza costituzionale». E in particolare, quindi, ha chiesto al governo di modificare alcuni passaggi del decreto, come nel caso in cui le norme prevedono l'abrogazione della «fissazione di tariffe obbligatorie fisse o minime ovvero il divieto di pattuire compensi parametrati al raggiungimento degli obiettivi perseguite». La commissione chiede invece di «mantenere le tariffe fisse e minime quando siano stabilite con decreto ministeriale a tutela della dignità della professione intellettuale e della qualità delle prestazioni, mantenendo in particolare i suddetti minimi tariffari per le prestazioni giudiziali degli avvocati». È stato chiesto anche di «ripristinare il divieto di pattuire compensi parametrati al raggiungimento degli obiettivi». La Commissione, inoltre, chiede il definitivo via libera alla possibilità di fare pubblicità sui titoli posseduti e «le specializzazioni professionali, le caratteristiche del servizio offerto e il prezzo delle prestazioni», specificando, però, che «la pubblicità dei professionisti deve rispondere a caratteristiche di serietà e veridicità del messaggio» e che il divieto continui a persistere per «le prestazioni giudiziali degli avvocati» in quanto, spiega la Commissione, «il prezzo di tali prestazioni è difficilmente determinabile ex ante». La commissione, inoltre, ha chiesto modifiche anche sul versante delle norme del decreto legge che riguardano le spese di giustizia: occorre «prevedere, ha suggerito, l'esenzione dal contributo per i ricorsi aventi ad oggetto diritti fondamentali della persona, mantenendo per gli altri una graduazione del contributo parametrata al valore della controversia, salvo i casi di valore indeterminabile per i quali può essere adottato il contributo unico per le istanze cautelari». Soddisfazione per i cambiamenti chiesti dalla commissione Giustizia, Antonino Caruso, responsabile dell'Ufficio di Alleanza Nazionale per la giustizia. «Abbiamo un solo rammarico: non essere riusciti a persuadere i partiti di maggioranza sull'opportunità di lasciare fuori le professioni dai confusi propositi di falsa liberalizzazione. In nessun conto è stata tenuta la disponibilità manifestata per un lavoro comune al fine di giungere ad una nuova legge sulle professioni concretizzando le posizioni assunte dall'Unione davanti ai professionisti e agli avvocati. Il tutto per non scontentare Bersani, Visco e compagni».