La Goldman Sachs coinvolta in una truffa
allo Stato italiano
L'ultimo atto della complessa inchiesta inziata lo scorso anno è avvenuto ieri con il sequestro di valori per cinque milioni di euro, operato dal nucleo regionale della Polizia tributaria del Lazio nella sede romana dell'istituto. Somma che va ad aggiungersi ai quattro milioni prelevati dai forzieri della stessa Goldman Sachs International nel luglio dello scorso anno. L'operazione delle Fiamme Gialle è stata disposta dalla Procura della Repubblica di Pescara, titolare dell'indagine, perchè nella città abruzzese ha sede il centro operativo dell'Agenzia delle entrate in cui confluiscono tutte le richieste di rimborso relative a crediti di imposta. Un'autentica valanga di domande, oltre 40mila, è piovuta nel Centro di Pescara per conto della stessa banca d'affari. Un movimento anomalo subito segnalato all'autorità giudiziaria che con l'ausilio delle Fiamme Gialle è riuscita a ricostruire i passaggi del sofisticato meccanismo truffaldino. Le azioni di società italiane quotate in borsa, detenute anche da investitori istituzionali (fondi pensione e altro), poco prima del periodo di distacco delle cedole dei dividendi, venivano "trasferite" in altri Paesi, in prevalenza in Inghilterra, in modo da creare le premesse per evitare la doppia imposizione fiscale. Quindi partiva la richiesto di rimborso, ma subito dopo i titoli tornavano in Italia. L'operazione, denominata "Easy credit" è tutt'altro che conclusa in quanto il marchingegno truffaldino sarebbe stato messo in atto anche da altri soggetti stranieri residenti in Francia. La Procura di Pescara retta da Nicola Trifuoggi è determinata ad andare avanti senza remore. Del resto il magistrato è noto per aver dato vita a clamorose inchieste: quando era ancora pretore, sempre a Pescara, non esitò a oscurare le reti televisive del Biscione, poi confluite in Mediaset. Con Trifuoggi lavorano in questa inchiesta anche i sostituti Giampiero Di Florio e Giuseppe Bellelli. Assente il capo della Procura, i due più giovani magistrati non hanno inteso rilasciare alcuna dichiarazione sul mumero degli indagati e, soprattutto, sul livello raggiunto dall'inchiesta. Se il giochetto del trasferimento fittizio all'estero delle azioni e del loro rientro in Italia era praticato da quadri intermedi oppure se era a conoscenza dei vertici della banca. Un accertamento non facile considerando le diramazioni della Goldman Sachs International di cui è stato vicepresidente per l'Europa con incarichi operativi, dal 2002 al 2005, l'attuale governatore della Banca d'Italia, Mario Draghi. Ovviamente nessun accostamento può essere fatto tra questa vicenda e il numero uno di Palazzo Koch. Intanto il fisco italiano si sta prendendo la sua rivincita. Le richieste di rimborso vengono esaminate una per una e si allunga la lista di quanti hanno voluto speculare sulle differenti legislazioni fiscali in vigore nei paesi europei e in quelli comunitari. La caccia continua.