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Il Capo dello Stato: «Se sull'Afghanistan il centrosinistra non sarà compatto si aprirà un caso politico»

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Ciò non toglie che ci sia una prova di compattezza che deve dare il centrosinistra. Se non la desse, si potrebbero aprire problemi politici abbastanza delicati. A me tocca solo aspettare e vedere». Parla chiaro il presidente della Repubblica Giorgio Napolitano, durante la sua visita a Firenze. Parla chiaro ed entra a «gamba tesa» nel dibattito, tutto interno al centrosinistra, sulla questione del rifinanziamento della missione militare in Afghanistan. Dibattito che, almeno per il momento, sembra aver raggiunto un punto di sintesi. I capigruppo dell'Unione, infatti, hanno nuovamente annunciato l'accordo. Stavolta, però, anche il Pdci ha sottoscritto la «pace» dopo aver ottenuto l'inserimento, nella mozione che accompagnerà il decreto di rifinanziamento, della richiesta al governo di avviare, in sede internazionale, un dibattito per il superamento di Enduring Freedom. Resta comunque l'avvertimento del Capo dello Stato che, per evitare polemiche, ha puntualizzato: «Anche nei casi in cui non è richiesta una maggioranza altamente qualificata, credo che una convergenza sia possibile senza nulla togliere alla distinzione dei ruoli tra maggioranza e opposizione, quindi ci possono essere due schieramenti antagonisti e alternativi e ugualmente si possono individuare temi di interesse generale tali da esigere e consentire la convergenza». Napolitano ha confermato di sperare nel dialogo tra i poli sui temi di interesse nazionale, un'ipotesi «possibile e auspicabile», ma che non significa realizzare la grande coalizione che in Italia rimane «più che mai ipotetica». Per questo il Capo dello Stato ha giudicato «positiva» la convergenza, soprattutto su aspetti di politica estera e sugli aspetti «più significativi» della politica istituzionale ricordando come un accordo ci sia stato anche sulla nomina dei giudici del Csm e della Corte Costituzionale. È da tener presente, ha ricordato, che «in passato, nonostante ci fosse il vincolo di una maggioranza qualificata, abbiamo avuto anche lunghi bracci di ferro prima che si arrivasse all'accordo sui nomi di una o dell'altra parte». Quindi anche sui temi dove non sono le leggi a imporre la necessità di una ricerca di ampie convergenze il consiglio del capo dello Stato è solo uno: «Trovare soluzioni condivise, che non significa perdere identità e differenze tra schieramenti». Ma le parole di Napolitano non hanno convinto tutti. Come era già accaduto dopo l'appello del segretario generale dell'Onu Kofi Annan (che aveva chiesto all'Italia di non abbandonare Kabul) è la sinistra radicale a suonare la carica. «Al contrario di Napolitano - ha detto il capogruppo del Prc al Senato Giovanni Russo Spena - penso che la politica estera sia un dato di identità di partiti e maggioranza. Sono contrario alla logica che in politica estera bisogna essere tutti insieme». Gli fa eco il verde Paolo Cento sottosegretario all'Economia: «Il Presidente della Repubblica farebbe bene a non interferire nelle questioni politiche interne al Parlamento e agli schieramenti di una coalizione. Il ruolo a lui assegnato dalla Costituzione è quello di constatare che le maggioranze non sussistono più, e non quello di indirizzare, a priori, il corso della politica».

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