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di LUIGI BERLIRI PER il decreto Bersani quella di ieri è stata una giornata nera.

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La commissione Industria di palazzo Madama, nel suo parere, ha chiesto lo stralcio dal Decreto e l'emanazione di un provvedimento più organico della riforma delle attività professionali, la conferma del divieto di cumulo di licenze per il servizio di taxi, relativamente all'art. 5 (distribuzione dei farmaci ndr), l'introdurre misure volte a scongiurare il raggiungimento di intese o cartelli a carattere oligopolistico. Secondo la Commissione, inoltre, è opportuno non incentivare l'uso indiscriminato dei farmaci, promuovendo idonee campagne di informazione sul loro uso corretto. La Commissione ha anche chiesto di cancellare la soppressione dell'Iva al 10 per cento per i prodotti dolciari, in particolare per quelli a base di cioccolato. Problemi per la maggioranza anche in commissione Finanze dove il voto sul parere della Bersani è stato rinviato a settimana prossima perché il centrosinistra non aveva i numeri per approvarlo. Ieri mattina dopo che Benvenuto aveva illustrato il proprio parere si è subito compreso che l'Unione non avrebbe avuto i voti sufficienti per approvarlo. Le misure fiscali contenute nel decreto (soprattutto quelle che riguardano la non detraibilità dell'Iva sugli immobili), infatti, risultano così coercitive nei confronti delle attività produttive da aver creato opinioni discordi anche all'interno della stessa maggioranza di Governo. L'unico modo per ottenere il consenso sul parere sarebbe stato quello di chiedere alla commissione Bilancio lo stralcio completo degli articoli di carattere fiscale. Così, per evitare la netta bocciatura della parte fiscale del Bersani, Benvenuto ha dovuto rinviare il voto a martedì della settimana prossima. In fondo si sapeva che, nelle commissioni al Senato, la maggioranza fosse legata ad un filo. E si sapeva anche che i nodi sarebbero subito arrivati al pettine. Il problema è che si tratta di nodi che, il più delle volte, sono di carattere personale e nulla hanno a che vedere con i delicati equilibri politici della maggioranza di centrosinistra. Nella commissione Industria, ad esempio, dove c'è perfetta parità, tutto dipende dall'indipendente italo-argentino Luigi Pallaro. Il senatore eletto all'estero era già stato decisivo per la fiducia al governo Prodi, ma anche nell'elezione alla presidenza della commissione del forzista Aldo Scarabosio. Ieri mattina Pallaro ha optato ancora una volta per la Cdl votando a favore del parere proposto dal relatore Scarabosio. Situazione molto simile in commissione Finanze dove l'ago della bilancia è l'autonomista bolzanina Helga Thaler Ausserhofer che, nonostante la sua dichiarata vicinanza al centrosinistra, ieri si è schierata contro il parere favorevole presentato dal presidente Benvenuto. Così martedì si rivoterà un parere riformulato e con una decina di emendamenti, tra cui l'eliminazione della retroattività dell'Iva sugli immobili, la revisione dell'Iva sui prodotti dolciari e filatelici, la correzione del peggioramento delle condizioni fiscali dei lavoratori all'estero. Qualche problemino, infine, il decreto Bersani lo ha avuto anche in commissione Giustizia dove il malumore da parte di molti esponenti della maggioranza ha portato alla richiesta di misure correttive per la parte di propria competenza. In particolare sono stati accolti, sotto forma di emendamenti al provvedimento, buona parte dei suggerimenti dei rappresentanti della classe forense tra le quali il mantenimento delle tariffe minime.

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