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Berlusconi: «Sono io l'unico leader»

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A cominciare dall'Udc che torna sotto scacco del leader della Cdl. Sicchè ieri appena varcato il Transatlantico di Montecitorio, Berlusconi ha fatto mostra di tutta la sua ritrovata verve. Prima ha mandato una stoccata all'amico Casini che in una intervista si era arrogato il merito di aver fatto da apripista alla decisione dell'ex premier di votare a favore della missione in Afghanistan. Sempre nella stessa intervista aveva polemizzato sulla leadership interna al centrodestra, spiegando che Berlusconi era alla guida della coalizione per le elezioni del 9 aprile, mentre oggi «rappresenta la sua forza politica votata dal 24 per cento degli italiani». «Non leggo. Ho il rigetto di tutto» è stata la replica lapidaria di Berlusconi. Poi ha ribadito a chiare note che è lui «l'unico leader capace di tenere unita la Cdl» e che «per senso di responsabilità» resterà in politica. Più chiaro di così. Tant'è che a stretto giro Casini replica piccato: «Le uniche polemiche le faccio contro il centrosinistra se sono necessarie e quando sono necessarie. Per parlare del problema della leadership abbiamo tempo cinque anni per pensarci. Speriamo sia meno, operiamo affinchè sia meno, ma temo che tempo ce ne sarà». Berlusconi confessa di avere «il rigetto del teatrino della politica, dei telegiornali e dei giornali» e ammette: «Dopo cinque anni di governo potrei anche pensare di poter attaccare le scarpe al chiodo, di abbandonare la politica, facendo quello che sarebbbe il mio interesse personale, ma perderei la stima e anche l'affetto del 50 per cento degli italiani. Non posso permettermi di concludere la mia avventura umana in questo modo. Se dovessi fare i miei interessi personali dovrei andarmene e lasciare la politica. Quindi - avverte - resterò qui a fare quello che oggi non è modificabile, perchè, ahimè, non ritengo di essere fungibile come leader che tiene insieme la coalizione del centrodestra». Berlusconi ironizza anche sulla durata della legislatura. «Non è vero che finirà prima, non vanno a casa. State tranquilli: sono incollati alle poltrone del potere». Il leader della Cdl riserva un paio di battute pure sulla questione del ritiro anticipato dall'Iraq per far capire che se sull'Afghanistan voterà a favore non ha mutato la sua posizione sulla politica estera definita durante la sua legislatura. Sul ritiro anticipato la sua contrarietà resta netta. «Si espone il Paese ad una perdita di credibilità internazionale per un periodo che è risibile. Noi avevamo già trattato per un ritiro alla fine dell'anno, anticipare di tre mesi vuole dire soltanto esporsi ad una figuraccia, inutilmente». Insomma non c'è accordo su niente con Prodi? Nemmeno quando dice che la vittoria degli azzurri porterà benefici all'economia? «Su niente. Come si dice: a prescindere» ribadisce tranchant Berlusconi. Poi boccia senza mezzi termini il decreto legge sulla manovra bis e in particolare l'Iva sugli immobili. «È un danno enorme che è stato fatto sul piano internazionale perchè l'Italia non è un paese certo per gli investitori. Se arriva un governo e stravolge tutto un ordinamento o l'operato del precedente governo e addirittura inserisce la retroattività dell'imposta, una cosa che in uno stato di diritto non esiste, lo Stato perde di comunque credibilità», anche se poi si riconosce e si pone rimedio all'errore». Si dice preoccupato invece Berlusconi sulla situazione in Medio Oriente: «La verità - precisa - è che il Medio Oriente è una ferita che infetta tutto il mondo, che continua a provocare infezioni. Ne ho parlato con Kofi Annan, siamo tutti molto, molto preoccupati. Noi abbiamo cercato di portare avanti il Piano Marshall per la Palestina, poi tutto è decaduto. C'è stata una grande perdita, quella di Sharon, e poi il risultato di Hamas...». La convergenza sull'Afghanistan non significa che ci siano i presupposti per un governo di larghe intese. «Non è praticabile al momento, poichè non vi sono le condizioni per farlo. Io la m

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