Intercettazioni, Mastella rimanda gli ispettori
A prendere l'inziativa e a spingere quindi sull'acceleratore per una riforma garantista delle regole in materia di divulgazione delle intercettazioni telefoniche è stata Forza Italia che proprio ieri ha presentato un disegno di legge (prima firmataria Stefania Craxi) che sanziona più duramente le fughe di notizie dalle procure. L'intento prioritario è quello di stimolare il varo di un testo normativo sulla materia prima della pausa estiva, almeno alla Camera. Per quello che riguarda il merito della proposta di legge presentata da Fi va sottolineato che essa sceglie di non limitare minimamente la possibilità di avverarsi delle intercettazioni come strumenti efficace di indagini giudiziaria. «Abbiamo pensato che non fosse il caso - ha spiegato in questo senso il capogruppo di Fi in Commissione Giustizia di Montecitorio Gaetano Pecorella - di toccare questo aspetto della normativa anche alla luce delle esigenze particolari che ci sono oggi rispetto al terrorismo internazionale e alla criminalità organizzata». Ma il testo predisposto da Stefania Craxi, e sponsorizzato dal partito azzurro, incide, e molto, sulle pene e le sanzioni per chi divulga illecitamente atti coperti da segreto istruttorio. Oltre a suggerire soluzioni per evitare che gli atti trapelino. C'è infatti il raddoppio della detenzione minima per chi viola il segreto istruttorio (passa ad un anno), ma anche un notevolissimo innalzamento delle multe (si arriva ad un milione di euro) per gli editori che pubblicano tali atti riservati. C'è poi il divieto di riportare per esteso i testi delle intercettazioni nelle ordinanze cautelari, prescrivendo che esse indichino solo la rilevanza delle stesse ai fini del provvedimento deciso e i riferimenti per poterle rintracciare negli atti. Ma c'è anche l'obbligo di conservare tutte le intercettazioni stralciate, perchè non rilevanti ai fini del procedimento in corso, in un fascicolo sigillato e custodito in un apposito ufficio presso la Procura. Rendendo così di fatto Procuratore stesso l'unico e certo responsabile della loro efficace custodia. In più si consente con molta meno facilità di commissionare a soggetti esterni alle Procure l'effettuazione materiale delle intercettazioni. Ci vorrà infatti un provvedimento motivato per appaltarle, pena la nullità delle stesse. La presentazione della proposta di legge, fa da cornice ad una giornata ancora fitta di polemiche sulle affermazioni un po' sibilline fatte lunedì in Commissione Affari Costituzionali di Montecitorio dal ministro dell'Interno Giuliano Amato. Ancora ieri infatti c'è stato chi nell'opposizione ha chiesto con insistenza di verificare attraverso l'autorità giudiziaria quello che il responsabile del Viminale ha denunciato quasi incidentalmente a proposito di «contratti» fra magistrati e giornalisti per la fornitura sistematica a questi ultimi di atti secretati. E la polemica ha fatto sì che il Guardasigilli Clemente Mastella abbia sentito il dovere di comunicare di aver già incaricato i suoi ispettori ministeriali di accertare i fatti che ha segnalato Amato. Ma non basta al capogruppo della Lega al Senato Roberto Castelli che ha chiesto formalmente che il ministro dell'Interno riferisca al più presto all'Aula per chiarire. A Potenza, intanto, all'indomani delle indiscrezioni che vedrebbero i giornalisti in possesso di password per accedere agli atti della Procura, il clima è quello della meraviglia e dell'incredubilità. Al Palazzo di giustizia il Procuratore della Repubblica, Giuseppe Galante, è in ferie, mentre il sostituto protagonista dell' inchiesta su Vittorio Emanuele di Savoia, Henry John Woodcock, non ha voluto fare alcun commento. L'unico a commentare ironicamente è stato il gip, Alberto Iannuzzi: «chiederò spiegazioni al Procuratore capo sul perchè a me la password non sia stata comunicata, nonostante sia stato il gip investito dalle richieste della Procura». Al di là dell'ironia, e di una «serenità» di fondo, l' impressione è che l' ipotesi di una password r