Anche nel '98 l'allora sottosegretario era certo che il governo avesse i votinecessari, ma venne sfiduciato
A Sarajevo, dove Parisi è in visita agli 850 militari italiani di Eufor, la missione della Ue in Bosnia, la polemica politica arriva attutita. Il ministro vorrebbe parlare solo di questa missione europea «che sta conseguendo il suo obiettivo. E i risultati sono sotto gli occhi di tutti». Dopo 12 anni, dunque, il ritorno a casa del contingente italiano «è un tema che abbiamo cominciato ad affrontare con le controparti». Per il momento, comunque, «confermiamo gli impegni presi, che sono in assoluta continuità con quelli del semestre precedente». Ma proprio mentre Parisi parla ai soldati schierati, da Roma arriva l'annuncio di Berlusconi: la Cdl voterà sì al rifinanziamento della missione in Afghanistan. Come commenta il ministro della Difesa? «Noi abbiamo sempre detto che la politica estera e di difesa chiama tutto il Parlamento alla massima convergenza possibile. Naturalmente chiama a questa convergenza la maggioranza che si è presentata agli elettori per governare assieme il Paese» e che deve dare «prova della sua unità, della sua capacità di governo. In questo momento la maggioranza sta verificando questa convergenza. E io sono ottimista sul fatto che la convergenza che noi abbiamo dimostrato davanti agli elettori trovi conferma nelle aule parlamentari». Non teme che sia un trappolone? «Il trappolone sarebbe se per caso il voto non fosse l'espressione di questa unità più ampia, ma segnasse e documentasse la divisione della maggioranza. Se fosse appunto determinante nella sostituzione della maggioranza. Da questo punto di vista mi ha sorpreso - dice Parisi - la posizione espressa dal ministro degli Esteri. D'Alema non ha fatto altro che svolgere lo stesso ragionamento che avevo fatto io due settimane fa proprio sulla necessità che la maggioranza dia prova della sua capacità di essere autosufficiente, unita e capace di svolgere in Parlamento gli impegni presi con gli elettori». In questo caso anche lei rimetterebbe il mandato? Gli chiedono i giornalisti. «È la deduzione di quelle premesse», risponde il ministro. «È evidente che qualora la maggioranza non riuscisse a trovare quell'unità che è necessaria per assicurare un governo al Paese si porrebbe un problema che riguarda appunto la definizione della maggioranza come maggioranza di governo». Ma i voti della Cdl saranno determinanti? «No. Io ritengo che la maggioranza sia capace di sostenere i provvedimenti che propone in Parlamento». Anche nel '98 era convinto che la maggioranza ce l'avrebbe fatta, Prodi fu sfiduciato.