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L'Antitrust boccia la vendita collettiva «Svolta dirigistica»

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Catricalà ricorda che la precedente legge varata dal governo D'Alema «non vieta la vendita dei diritti in forma centralizzata» e quindi «un'imposizione solo legislativa potrebbe apparire come una svolta dirigistica». Secondo Catricalà, quello che serve è una riorganizzazione dell'intero sistema e «molti modelli convenzionali potrebbero dimostrarsi idonei a garantire una più equa distribuzione delle risorse - conclude - e quindi una maggiore contendibilità nei campionati». Il garante del mercato e della concorrenza fa esplicito riferimento alla possibilità di «mutuare uno dei "molti modelli convenzionali" in uso in Europa (specialmente in Inghilterra)». In pratica si tratta di uno stop al governo che stava già preparando il decreto. Spiega infatti il presidente dell'Antitrust che non si sentirebbe di condannare un'eventuale «autoregolamentazione» della Lega calcio a patto che a trarne giovamento siano il mercato e soprattutto gli utenti, e che non ci siano «effetti restrittivi, escludenti o discriminatori». È un semaforo rosso, dunque, per il ministro delle Comunicazioni, Paolo Gentiloni, e per il ministro dello Sport, Giovanna Melandri, che per ottenere maggiore «equità» nella distribuzione delle risorse nel calcio stanno lavorando a un decreto. Un testo da portare in Consiglio dei ministri entro luglio e che prevede il ritorno alla contrattazione collettiva, la regolamentazione delle molteplici piattaforme trasmissive attualmente sul mercato (non si potranno acquistare diritti tv di piattaforme di cui non si ha disponibilità), la rivisitazione del diritto di cronaca e la limitazione delle esclusive che non potranno essere per più di due anni - cosa già prevista per Sky - specialmente per le piattaforme emergenti come la tv mobile. Uno schiaffo per esempio proprio alla Melandri che appena ieri, a poche ore dalla lettura della relazione di Catricalà, annunciava in un'intervista all'Unità: «Sono certa che l'Italia - assicurava - può uscire a testa alta anche da questa bufera che ha investito il calcio. Intanto, aspettiamo serenamente l'esito del processo, poi dobbiamo intervenire con regole nuove». E la ministra dello Sport raccontava che appena lunedì, «il giorno dei festeggiamenti -erano ancora le sue parole - ho visto il ministro Gentiloni, perché stiamo lavorando al testo che presenteremo entro 15 giorni in Consiglio dei ministri per la riforma della legislazione in materia di diritti televisivi per arrivare a un sistema di diritti negoziati collettivamente che possa reintrodurre un sistema di redistribuzione delle risorse e anche di mutualità del mondo dello sport». Il ministro spiegava e che «al commissario Guido Rossi è stato affidato il compito di far voltare pagina al calcio italiano» e riprendeva le parole di Gennaro Gattuso: «Ha detto una cosa importante, prima ancora di vincere. Ha affermato: "Anche se dovessimo vincere l'amnistia sarebbe ingiusta". Il che me lo ha reso campione prima ancora che lo fossero tutti quanti». La contrattazione collettiva inoltre non aveva incontrato finora l'opposizione delle società televisive. La responsabile Affari regolamentari di Mediaset, Gina Nieri, che siede anche nel consiglio di amministrazione della società, ha spiegato che per quanto riguarda il Biscione «che la negoziazione sia collettiva o meno per noi è indifferente: quello che pensiamo è che comunque si debba assolutamente salvaguardare tutto quello che è già stato stipulato. Non soltanto per noi ma anche - ha concluso Nieri - per i nostri contraenti, le squadre, che comunque i soldi li hanno già ricevuti». L'Antitrust tuttavia sta lavorando anche su altre ipotesi. In particolare sulla trasparenza nel calcio. La bozza del nuovo regolamento sulla disciplina dei procuratori è infatti stata consegnata al commissario straordinario Guido Rossi. «Il calcio professionistico registra un rinnovato interesse per l'applicazione di regole di trasparenza e di aperta competizione e l'ausilio tecnico di fu

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