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Anche gli avvocati di sinistra protestano

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A Milano un'aula del Tribunale dove si trovava al lavoro il presidente della seconda sezione Vincenzo Perozziello, che aveva dichiarato illegittimo lo sciopero degli avvocati ordinando di procedere nello svolgimento di un processo, è stata occupata simbolicamente da un numeroso gruppo di legali. Anche una sezione della Corte di Cassazione ha dichiarato illegittima la protesta degli avvocati e ha celebrato le udienze. Diverse altre sezioni penali, invece hanno rinviato le udienze. A bollare il decreto sulla competitività come «contrario con il programma con il quale l'Unione si era presentata agli elettori», è stata l'Associazione nazionale giuristi democratici (Gd), composta da associazioni locali di giuristi, e quindi avvocati, magistrati, scienziati del diritto appartenenti al mondo dell'università e della ricerca, funzionari pubblici. In particolare, secondo Gd, è l'articolo 21 del decreto Bersani (Spese di giustizia) a contrastare con la promessa di una «giustizia più vicina ai cittadini. Fino a ieri ricordano i giuristi democratici - le spese di giustizia venivano pagate attraverso l'anticipazione degli uffici postali. Ora verranno pagate secondo le ordinarie procedure in materia di contabilità generale dello Stato. Questo vuol dire che i pagamenti verranno effettuati in tempi molto più lunghi. Chi ci rimetterà? In primo luogo tutti coloro che lavorano nel mondo giustizia, ma non sono pubblici dipendenti. In secondo luogo tutti quegli avvocati che difendono le persone non abbienti, per le quali, secondo quanto previsto dalla nostra Costituzione all'art.24, lo Stato provvede a pagare i costi della difesa davanti ai giudici civili, penali e amministrativi. Questi avvocati saranno sempre meno incentivati a difendere persone povere. In terzo luogo tutti quegli avvocati che sono obbligati per legge a difendere d'ufficio nei processi penali cittadini privi di difensori di fiducia e che non riescono a farsi pagare da questi cittadini. Gli avvocati saranno sempre più incentivati a sottrarsi a quest'obbligo con conseguenze nefaste per quei cittadini». Sempre in base all'articolo 21, inoltre, per l'Associazione dei giuristi democratici, «ogni cittadino per proporre un ricorso avanti al Tar dovrà pagare grazie a Bersani una tassa di 500 euro e dovrà pagare un'ulteriore tassa di 250 per chiedere un provvedimento provvisorio in tempi celeri. Nella pratica ogni cittadino dovrà sborsare 750 euro, quando fino a ieri doveva pagare, in genere, solo 340. Questo avverrà sia per la grandissima impresa che impugna un bando di gara d'appalto miliardario, sia per la badante che presenta il ricorso contro il Questore che non le ha rinnovato il permesso di soggiorno - osservano i giuristi democratici - È evidente che una tassa così onerosa è in contrasto con l'art. 24 della Costituzione (Tutti possono agire in giudizio per la tutela dei propri diritti e interessi legittimi) e con il programma dell'Unione, che prevedeva facilitazioni e non ostacoli all'accesso alla giustizia». L.B.

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