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«I Mondiali non bastano

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a rilanciare l'economia»

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Sarebbe troppo bello. Ma è indubbio che alcuni effetti ci possono essere sia sul made in Italy all'estero, sia per quanto riguarda la fiducia dei consumatori». Antonio Marzano, presidente del Cnel, è dell'idea che non si possa quantificare l'effetto Mondiali sull'economia ma è certo che alcune ricadute positive ci saranno. «E vale l pena di cavalcare, se la politica saprà farlo». Alcuni studi hanno detto che addirittura i gol degli azzurri avranno ripercussioni benefiche sul pil. Lei cosa ne pensa? «Ho visto uno studio di Abn Amro in cui si attribuisce alla vittoria dei mondiali un effetto dello 0,7% di crescita in più e vedo una dichiarazione di Amelia Torres portavoce del commissaro europeo Almunia, che si augura che la vittoria possa aiutare la performance economica e l'abbattimento del disavanzo. Volesse il cielo fosse così. Sicuramente non è così facile aumentare dello 0,7% il pil e abbattere il deficit; ci vogliono interventi mirati. Però io vedo quattro effetti». Quali sono questi effetti? «Innanzitutto è la fiducia degli italiani in se stessi. Per anni si sono sentiti dire che c'è un impoverimento generale, un declino inevitabile della nostra economia e altre previsioni catastrofiche. Ora, dopo questi Mondiali, gli italiani potrebbero riprendere fiducia con effetti positivi sui consumi. La vittoria è la dimostrazione che nei momenti di difficoltà, gli italiani sanno reagire con uno scatto d'orgoglio. E in questo momento, con la questione calciopoli, il quadro è difficile. Sicchè questi giovani si sono sentiti spinti a dimostrare che c'è un'Italia sana che quando vuole, con i suoi muscoli ce la fa, senza maneggi». Ci saranno ripercussioni anche sul made in Italy all'estero? «Ci sarà un effetto simpatia verso l'Italia. Il made in Italy si caratterizza per ingegno, eleganza, creatività, e gli azzurri hanno vinto con eleganza. Questa vittoria è una specie di griffe aggiuntiva. C'è poi un terzo effetto positivo ed è quello sulla reputazione del Paese. Gli economisti sottolineano sempre che la reputazione del Paese è importante, attira i turisti e gli investimenti». Tutte queste ricadute si possono quantificare in termini di aiuto ala crescita? «Non condivido le stime che sono state fatte. C'è un aspetto che va messo in evidenza. L'economia è importante ma non è la cosa più importante. Non traduciamo sempre in termini di soldi le cose che facciamo. Al di là del valore economico la vittoria ha un valore morale importante. Semmai in termini di pil, il vantaggio ce l'hanno i Paesi che organizzano le competizioni come le Olimpiadi in Grecia». E ripercussioni sulla politica? Può contribuire a ammorbidire il confronto tra i due schieramenti? «Dalle elezioni è venuta fuori l'immagine di un'Italia spaccata a metà dove il contenzioso è continuo, dove si sciopera più che nel resto dell'Europa. Questa divisione non giova all'economia. Se in occasione dei Mondiali gli italiani si sono sentiti più uniti forse potranno superare le divergenze politiche per collaborare al risanamento». Questo significa che l'entusiasmo per la vittoria farà ingoiare anche le misure dolorose della prossima Finanziaria? «Non credo. Quando vengono colpiti gli interessi diretti non c'è Mondiale che tenga». Il risultato di Berlino porterà anche a un colpo di spugna per calciopoli? «Fermo restando l'autonomia e il rispetto che si deve alla giustizia sportiva formulerei non un invito ma l'auspicio che la Corte fatte tutte le indagini necessarie facesse pagare le colpe ai singoli soggetti che si sono resi colpevoli forse anche alle società ma molto meno alle squadre. Dopo essere stati i campioni del mondo se quei giocatori dovessero finire in B, si potrebbero annullare gli effetti positivi delal vittoria. Magari si potrebbe introdurre un handicap nel prossimo campionato per le squadre che sono state più direttamente coinvolte dando alcuni punti in meno nella classifica. Le responsabilità individuali vanno perseguite. Ma è stato anche dimostrato che le mig

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