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Paralisi dei tribunali, sciopero di 12 giorni

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Gli avvocati si asterranno dalle udienze fino al 21 luglio contro il decreto sulle liberalizzazioni

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Da il ministro Bersani dovrà fare i conti con la protesta degli avvocati che hanno deciso di incrociare le braccia per ottenere lo stralcio dal provvedimento di tutta la parte che riguarda la professione forense. Sarà uno degli scioperi più lunghi dell'avvocatura: 12 giorni di seguito di astensione dalle udienze in tutta Italia, con una punta massima di 22 a Genova, per decisione dell'Ordine e delle associazioni forensi locali. Si prevede la paralisi nei tribunali con il caos. A tentare di far recedere i legali dalla linea dura scelta è alla vigilia dell'astensione il Guardasigilli Clemente Mastella, che inaugurando il Palazzo di giustizia di Viterbo, ha invitato la categoria «a riaprire il dialogo», assicurando che nè lui nè il governo intendono «limitare le prerogative o l'autonomia» dell'avvocatura, nè tanto meno «abolire gli ordini»; un'ipotesi questa, che semmai venisse avanzata, lo porterebbe a dimettersi «da ministro». Insomma il governo da una parte vorrebbe mantener fede al decreto varato e dall'altra però non scatenare la protesta delle categorie interessate al punto da creare forti disagi ai cittadini. Oggi intanto gli esponenti del mondo dell'avvocatura spiegheranno il loro dissenso sul decreto alla Commissione Giustizia del Senato, che li ha convocati per ascoltare le loro ragioni e «valutare - come ha spiegato il presidente Cesare Salvi - se sia il caso di proporre degli emendamenti al decreto legge». La protesta - indetta dall'assemblea generale degli Ordini e delle associazioni forensi - dovrebbe provocare lo stop di tutte le udienze civili, penali e amministrative; saranno garantiti solo i procedimenti urgenti e i servizi essenziali. Ma nella categoria non mancano i dissensi: i giovani legali dell'Anpa, l'associazione nazionale praticanti e avvocati, condividono la riforma del ministro Bersani e per questo contestano lo sciopero. Sull'astensione pende tra l'altro la dichiarazione di «illegittimità» della Commissione di garanzia sul diritto di sciopero presieduta da Antonio Martone, che ha contestato la mancata osservanza dei termini di preavviso e di durata massima e che ha perciò chiesto inutilmente di far slittare al 16 l'inizio dell'astensione e di limitarne i giorni. Sono in gioco «diritti costituzionali», ha replicato il fronte degli avvocati, spiegando che proprio questo pericolo rende lecita la deroga dai termini previsti. Ma proprio la dichiarazione della Commissione di garanzia potrebbe provocare tensioni nelle aule di giustizia: al tribunale di Torino, secondo quanto hanno riferito alcuni penalisti, ci sarebbero giudici pronti a denunciare i legali che si asterranno dalle udienze per interruzione di pubblico servizio. Nel mirino della protesta ci sono soprattutto l'abolizione dei minimi tariffari e il via libera alla pubblicità commerciale per gli studi professionali contenuti nel decreto; si tratta di «finte liberalizzazioni», dicono gli avvocati, a «danno dei cittadini», che non produrranno una riduzione dei costi della difesa, ma semmai gioveranno «agli studi più ricchi».

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