di DARIO CASELLI «DIALOGO, concertazione e poi la decisione».
Siamo in piena campagna elettorale, durante il primo confronto televisivo. Il professore va all'attacco del Cavaliere con la questione della concertazione. Un cavallo di battaglia della sinistra sindacale e un buon argomento contro il premier colpevole, secondo il centrosinistra e non solo, di non aver cercato il confronto con le categorie sociali. La voce di Prodi si fa rassicurante. Il tono suadente e chiaro. Tutti devono capire: «Credo ci sia un solo metodo per governare l'Italia, quello del dialogo, della concertazione. La concertazione ha funzionato bene, bisogna proseguire con quel metodo: dialogo, concertazione e poi la decisione». E quando Berlusconi lo accusa di confrontarsi sia con la Cgil e Confindustria Prodi subito rilancia: «È normale, perché se voglio prendere una decisione io devo mediare e non posso far finta di avere a che fare con una situazione del paese diversa da quella che è». Da allora sono trascorsi quasi quattro mesi, ma sono bastati a Prodi ed a tutta l'Unione per dimenticarsi di quell'impegno preso con milioni di italiani. Dalla concertazione alle riforme del dl Bersani. Dal dialogo alle decisioni prese senza confronto con le categorie sociali. E chi certamente non si sarà dimenticato delle parole di Prodi saranno i farmacisti, i notai, gli avvocati, i tassisti, cioè gli ordini professionali più colpiti dalle riforme formato blitz introdotte ultimamente dal Governo. E dire che qualche cassandra nel centrodestra aveva avvisato dei pericoli. Antonio Pezzella, deputato napoletano di An, si era rivolto ai tassisti spiegando che «qualora il centrosinistra vincesse le prossime elezioni e malauguratamente governerà il Paese sarà destrutturata la categoria dei tassisti con la liberalizzazione delle licenze». Appello a parte, come detto delle rassicuranti promesse di Romano Prodi oggi rimane ben poco. Solo le dichiarazioni rilasciate dal professore. Come quella del 6 aprile in piazza a Roma tra la gente quando aveva spiegato di «dover cambiare il metodo di governare per riunire un Paese spezzato». Da qui la strada della concertazione «abbandonata dal centrodestra e ripristinando i tavoli del dialogo, aboliti con l'idea che un uomo solo al comando fosse sufficiente, ma chi comanda deve rendere conto democraticamente delle sue azioni e decide quando c'è coesione». Stessa musica a Catania: «Dobbiamo giocare insieme, questo sarà lo stile del mio governo: concertazione». Ed anche al convegno di Confindustria di Vicenza sulla concorrenza Prodi rilancia il tema della concertazione: «Il criterio base è la concertazione e il dialogo, ma poi so benissimo che c'è il momento della scelta ed è il Governo che deve scegliere». Anche perchè, osserva il professore, «ci si è accorti che a prendere decisioni i voti non si perdono, purchè siano decisioni prese anche con chi poi le deve subire». Parla della concertazione anche per la questione Tav: «Se si fosse fatto così con una certa serietà anche in Val di Susa non avremmo avuto questi problemi. Se si discute così, poi il Governo avrà elementi per decidere e non ci saranno opposizioni». E le reazioni? Tutte entusiasti. Tra questi Savino Pezzotta, leader della Cisl che esulta: «Bene il riferimento alla concertazione». Ma Prodi promette concertazione anche sulla riforma degli ordini professionali, che «deve essere fatta con il confronto». Anzi precisa: «Con un tavolo di confronto per poi uscire indicativamente con un Ddl da portare avanti anche con delega governativa». Finora si è visto solo il decreto di riforma, mentre del tavolo di confronto neanche l'ombra.